Un prezioso patrimonio librario
La diocesi di Carpi, unita in persona episcopi a quella di Modena, si trova in un processo che tra non molto porterà a una piena fusione delle due diocesi. Nei vari incontri in agenda in questo periodo dovrebbe essere chiara questa prospettiva. Non è più possibile continuare a pensare e a programmare senza una vera aderenza alla realtà. In questo processo, tra l’altro, dovrebbero essere coinvolti tutti: parrocchie, associazioni, presbiteri, laici, praticanti e non.
Ci saranno in breve funzioni ed edifici che scompariranno o assumeranno aspetti diversi. Per esempio: che significato ha un vescovado senza il vescovo? Perché si continua a chiamare seminario un edificio dove non ci sono seminaristi? E di quale curia si sta parlando? D’altra parte, che cosa rimarrà o è auspicabile che rimanga? E’ ragionevole pensare la chiesa di Carpi senza un suo centro pastorale, quale supporto alle varie parrocchie della zona e soggetto di iniziative proprie di una chiesa in uscita?
L’antico e vasto edificio già sede del seminario diocesano, attualmente ospizio per un piccolo numero di sacerdoti anziani, potrebbe diventare la sede delle principali organizzazioni pastorali (come ho suggerito in un post precedente). In questo senso sono rimasto molto meravigliato che nell’ambito del settore dei beni culturali si sia parlato della biblioteca come di qualcosa da trasferire altrove: nel seminario di Modena, oppure in vescovado, o addirittura nella biblioteca comunale.
Desidero spendere due parole su questa importante struttura. Vi ho dedicato ore di lavoro e fatica. Quando ho cominciato a lavorarvi, nel 1990, d’accordo con don Rino Bottecchi, era costituita da una grande quantità di libri antichi, trasferiti più volte da un luogo all’altro, e ammassati alla rinfusa, senza ordine e senza nessun registro. Io ne conoscevo il valore, perché vi avevo lavorato quando ero ragazzo in seminario. Oltre ai libri antichi, c’erano circa duemila volumi della seconda metà dell’Ottocento e dell’inizio del Novecento. Inoltre c’erano vari scatoloni di libri appartenuti a sacerdoti defunti. Oggi, tutti i libri antichi sono classificati e registrati: 260 volumi del ‘500 (tra cui l’opera omnia di Pico della Mirandola); 305 volumi del ‘600; 2.752 volumi del ‘700 e circa 4.000 volumi dell’Ottocento. I libri moderni, dal 1900 in poi, sono ormai 20.000 , frutto di donazioni e di acquisti finanziati per 12 anni dalla CEI. Anche questi sono stati catalogati, registrati e classificati per titolo, autore, numero di classificazione, argomento e origine. Tutti possono essere consultati con la massima facilità. Chi fosse interessato potrebbe acquistare il CD dove c’è il registro di tutta la biblioteca.
Chi deve prendere decisioni deve avere coscienza dei limiti che lo stesso Diritto canonico impone; deve pensare in termini di prospettive future e non immediate; deve saper ascoltare il parere di tutti gli interessati; deve agire a partire da un vero discernimento. Non si tratta di “ricollocare”, ma di “gestire” questo prezioso patrimonio con lungimiranza. Pastorale. Infine ritengo doveroso ricordare il prezioso servizio del Prof. Oscar Corradi, che da 10 anni mi ha sostituito e porta avanti tutto il lavoro come volontario senza ricevere un centesimo. Penso che a lui vada il plauso e il ringraziamento di tutta la comunità diocesana.
Tommaso Cavazzuti