Il papa a Carpi nell’incontro riservato con vescovo, sacerdoti, diaconi e suore ha insistito sulla sinodalità e addirittura, in maniera insolita, ci ha dato un secondo vicario generale per incrementare le relazioni di dialogo tra vescovo e chiesa di Carpi nelle sue varie espressioni. Attualmente il nuovo vicario è dedicato ad altri compiti.
L’agire corale (tecnicamente: sinodale) della chiesa è un obiettivo primario di Francesco. Appare dal modo di gestire i Sinodi dei vescovi sulla famiglia e sui giovani e da un nuovo testo teologico della Commissione Teologica Internazionale del 2 marzo scorso.
Il problema della sinodalità nella nostra diocesi è una questione molto seria. Oltretutto non esiste il Consiglio Pastorale Diocesano. Quello Presbiterale viene riunito una volta all’anno al posto di cinque. Pertanto è utile riflettere su alcune notazioni della citata Commissione Teologica. Citiamo solo alcuni numeri del documento che sviscera questo tema così importante. Il testo è stato pubblicato il 2 marzo e si trova nel sito della Santa Sede: www.vatican.va. Preciso che gli organi collegiali (cfr. Lettera della Congregazione per il clero, Presbyteri sacra del 10.10.1969,n. 9: EV 3/2467-2468; Codice di diritto canonico 514;536) possono dare un voto solo consultivo, cioè non vincolante il superiore, o deliberativo, cioè vincolante il superiore, in base a quanto prevede il diritto per le singole fattispecie. Per lo più sono previsti voti consultivi.
67. Una Chiesa sinodale è una Chiesa partecipativa e corresponsabile. Nell’esercizio della sinodalità essa è chiamata ad articolare la partecipazione di tutti, secondo la vocazione di ciascuno, con l’autorità conferita da Cristo al Collegio dei Vescovi con a capo il Papa. La partecipazione si fonda sul fatto che tutti i fedeli sono abilitati e chiamati a mettere a servizio gli uni degli altri i rispettivi doni ricevuti dallo Spirito Santo. L’autorità dei Pastori è un dono specifico dello Spirito di Cristo Capo per l’edificazione dell’intero Corpo, non una funzione delegata e rappresentativa del popolo. Su questo punto è opportuno fare due precisazioni.
68. L’espressione votum tantum consultivum [voto solo consultivo], per designare il peso delle valutazioni e delle proposte in tali sedi avanzate, risulta inadeguata se la si comprende secondo la mens del diritto civile nelle sue diverse espressioni.
La consultazione che si esprime nelle assemblee sinodali è infatti diversamente qualificata, perché i membri del Popolo di Dio che vi partecipano rispondono alla convocazione del Signore, ascoltano comunitariamente ciò che lo Spirito dice alla Chiesa attraverso la Parola di Dio che risuona nell’attualità e interpretano con gli occhi della fede i segni dei tempi. Nella Chiesa sinodale tutta la comunità, nella libera e ricca diversità dei suoi membri, è convocata per pregare, ascoltare, analizzare, dialogare, discernere e consigliare nel prendere le decisioni pastorali più conformi al volere di Dio. Per giungere a formulare le proprie decisioni, i Pastori debbono dunque ascoltare con attenzione i desideri (vota) dei fedeli. Il diritto canonico prevede che essi, in casi specifici, debbano operare solo dopo aver sollecitato e acquisito i diversi pareri secondo le formalità giuridicamente determinate.
69. La seconda precisazione riguarda la funzione di governo propria dei Pastori. Non si dà esteriorità né separazione tra la comunità e i suoi Pastori – che sono chiamati ad agire in nome dell’unico Pastore –, ma distinzione di compiti nella reciprocità della comunione. Un sinodo, un’assemblea, un consiglio non può prendere decisioni senza i legittimi Pastori. Il processo sinodale deve realizzarsi in seno a una comunità gerarchicamente strutturata. In una Diocesi, ad esempio, è necessario distinguere tra il processo per elaborare una decisione (decision-making) attraverso un lavoro comune di discernimento, consultazione e cooperazione, e la presa di decisione pastorale (decision-taking) che compete all’autorità del Vescovo, garante dell’apostolicità e cattolicità. L’elaborazione è un compito sinodale, la decisione è una responsabilità ministeriale. Un pertinente esercizio della sinodalità deve contribuire a meglio articolare il ministero dell’esercizio personale e collegiale dell’autorità apostolica con l’esercizio sinodale del discernimento da parte della comunità.
81 Il Consiglio pastorale diocesano è deputato a offrire un contributo qualificato alla pastorale d’insieme promossa dal Vescovo e dal suo presbiterio, divenendo all’occasione anche luogo di decisioni sotto la specifica autorità del Vescovo. A motivo della sua natura, del ritmo di frequenza delle sue riunioni, della procedura e degli obiettivi del suo impegno, il Consiglio pastorale diocesano si propone come la struttura permanente più propizia all’attuazione della sinodalità nella Chiesa particolare.
Carlo Truzzi