Il cammino della sinodalità e le sue scarpe

Il cammino della Sinodalità

Fare un sinodo significa percorrere una strada come chiesa per giungere a una meta di carattere  teorico e pratico. Per fare strada non basta la mente, occorrono anche i piedi e ai piedi occorrono delle scarpe adatte. Altro sono le ciabatte, altre sono le scarpe o gli scarponi. Chi farebbe un percorso piuttosto lungo e laborioso con le ciabatte? Le calzature per il cammino sinodale sono le regole del suo funzionamento, il metodo di svolgimento, indispensabile per premiare la buona volontà dei partecipanti.. La carenza di metodo in passato ha spesso frustrato in tutto o in parte i risultati.

Esprime un auspicio di vera utilità l’amico Levoni nel suo recente contributo sul nuovo Consiglio Pastorale Diocesano: più riunioni, creazione di commissioni interne, verifica dei risultati. Sono tutti elementi essenziali di un metodo efficace.

Un esempio complessivo di buon metodo è fornito dallo Statuto del nostro Consiglio Presbiterale promulgato dal vescovo mons. Staffieri, mantenuto fino ad ora in sostanza, ma spesso non ben applicato. Fornisce gli elementi essenziali per esprimere al vescovo opinioni e infine proposte del Consiglio. Non è un caso che gli elementi indeboliti e poi scomparsi di fatto da quello Statuto siano la figura del moderatore e la relazione previa inviata  per tempo con l’ordine del giorno a supporto del tema principale da trattare. Il problema del metodo delle riunioni è ben conosciuto e studiato fuori della chiesa. Ci sono anche buone indicazioni anche all’interno. Nelle riunioni dei miei consigli parrocchiali, quando qualcosa s’inceppava, pensavo agli utili suggerimenti che avevo letto in un volumetto di Enzo Bianco intitolato proprio:”Migliorate le vostre riunioni. Guida pratica per la comunità e i gruppi ecclesiali”:

Le carenze di metodo (non solo quelle) hanno condannato i precedenti Consigli Pastorali a una scarsa utilità e conseguenti delusioni.

Ora si riparte. E’ necessario guardare in alto allo Spirito Santo, guardare al cuore, ma anche alle “scarpe”.

A lato suggerisco un completamento dell’articolo 2 del nuovo Statuto del Consiglio Pastorale Diocesano. Sarebbe bene aggiungere nel Consiglio una rappresentanza eletta dei presbiteri e dei religiosi e delle religiose, gli unici che non eleggono nessuno.

Carlo Truzzi