Ideologie che dividono

Ideologie che dividono

La pandemia del coronavirus ha offerto ai nemici della linea pastorale di papa Francesco nuovi argomenti per polemizzare. Quello che mi rattrista è osservare che persino le cose più sacre, come l’Eucarestia, sono strumentalizzate in funzione ideologica per dimostrare la presunta verità della propria posizione. In relazione alla chiusura delle chiese, si è parlato addirittura di negazione della libertà di culto e di impedimento alla partecipazione ai riti liturgici.

Su questo, Piergiuseppe Levoni ha scritto: “Confrontarsi seriamente di più e chattare o postare di meno; cercare con mitezza di capire, anziché puntigliosamente giudicare i presunti errori, sempre degli altri naturalmente; evitare nostalgie sterili ma anche spericolati balzi in avanti, seppur culturalmente armati, sembra il monito non banale anche per la nostra realtà ecclesiale in questa fase critica della sua crescita spirituale e comunionale”. Da parte mia, vorrei sottolineare la strumentalizzazione ideologica, che non sempre risulta evidente, e indicare alcuni punti che, secondo me, dovrebbero essere chiari. In questo sono stimolato anche da un articolo di Enzo Bianchi, che non mi sembra un modello di chiarezza.

L’ideologia è sempre una maschera che serve a nascondere interessi e intenzioni non confessabili. Per aiutare a togliere questa maschera, mi sembra utile sottolineare quanto segue:

1) La messa, in circostanze come l’emergenza del coronavirus, può essere celebrata alla presenza di un numero minimo di persone, trasmessa per televisione e accompagnata in questo modo da tutte le persone che lo desiderano. Il Papa in questo è stato un esempio.

2) In certe circostanze estreme, la messa può essere celebrata dal sacerdote senza nessuna assistenza. Fu il caso di sacerdoti perseguitati, in carcere. Nessuno li ha mai condannati per questo. Alcuni di loro sono stati canonizzati.

3) Per me non ha senso parlare di digiuno eucaristico. La Messa non è tanto un cibarsi, quanto un unirsi al sacrificio pasquale di Cristo. E’ questo il significato della parola comunione. Questa unione al sacrificio di Gesù, che fa della propria vita un dono, si dà nella Messa in modo sacramentale, e nella vita vissuta in modo effettivo. In virtù dei sacramenti della iniziazione cristiana (battesimo, cresima ed Eucarestia) siamo resi atti a questa partecipazione al sacrificio di Cristo nel nostro vissuto quotidiano durante tutta la vita. Per questo, la partecipazione sacramentale nella Messa serve a rinnovare la nostra fede e il nostro impegno, ma non è necessaria per fare della nostra vita un dono, in comunione con il sacrificio di Cristo di cui nella celebrazione eucaristica si celebra il memoriale.

4) La chiesa ha il dovere di offrire alla comunità cristiana la possibilità di partecipare ai sacramenti. Sempre nella misura in cui è possibile. Soprattutto, ha il dovere di formare i singoli cristiani a una fede matura. Una cosa, questa, molto deficiente al giorno d’oggi.

5) Il cristiano maturo sa che la salvezza e l’amore di nostro Signore non è legato a nessuna cosa esterna, neppure ai sacramenti. Dipende soltanto dalla capacità di aprire a Lui il nostro cuore. Neppure la confessione è indispensabile. Il catechismo ci ha sempre insegnato che per essere perdonati basta un atto di pentimento vero, fino a quando la confessione sarà possibile.

6) Quanto alle stravaganze di certi preti in questo periodo, alle quali allude Enzo Bianchi, le condanno anch’io. Per me, sono il segno che molto spesso nella pastorale c’è molta inventiva quando si tratta di cose da fare, ma c’è molta povertà quando si tratta di riflettere e educare alla fede e alla formazione di una vera coscienza cristiana.

Tommaso Cavazzuti