Verso la fusione delle due diocesi
“Senza impiegare troppe energie nel restauro e nella conservazione di strutture pastorali e sociali che rischiano oggi di rappresentare più delle zavorre che degli strumenti di evangelizzazione”. Così esortava all’impegno l’allora Amministratore Apostolico don Erio, oggi Vescovo di Carpi, nella Lettera Pastorale E camminava con loro dell’ottobre ’19.
A seguito della decisione della Santa Sede di non inviare, dopo un anno di vacanza, un Vescovo per la nostra diocesi, collocandola invece accanto a quella di Modena in un’unica persona di governo, e’ ormai opinione largamente condivisa che la fusione sia il traguardo conclusivo dell’iter aperto con le dimissioni del vescovo Cavina. Del resto quella del riordino delle diocesi è l’esplicita sollecitazione del Papa ai Vescovi italiani.
Si pone su questa linea la volontà di don Erio di integrare gli elementi unitivi già attivati in passato con un intenso e crescente processo di interscambio fra i vari uffici e commissioni pastorali delle due realtà: dall’ambito missionario a quello sociale e del lavoro, dai beni culturali alla liturgia e al canto.
Se dunque il cammino è segnato, logica esige che ad ogni livello se ne prenda piena consapevolezza evitando incertezze e perplessità, dubbi e distinguo, per contribuire positivamente e con franchezza reciproca alla fecondità del processo avviato, nell’ottica di costruire una sempre più concreta presenza “missionaria” della Chiesa nel nostro territorio, come auspica papa Francesco.
E’ quindi fortemente auspicabile che questo impegno non resti circoscritto, ma che si nutra della più ampia partecipazione del Popolo di Dio, attraverso una maturazione progressiva ed un confronto aperto sulle tematiche che la prospettiva unitaria inevitabilmente pone: dall’utilizzo razionale delle risorse umane e materiali, così da evitare sprechi e sovrapposizioni, alla ridefinizione territoriale che salvaguardi, per quanto possibile, il “volto ecclesiale” delle diverse zone, ed in particolare di quella di Carpi.
Per un più incisivo ruolo degli strumenti diocesani della comunicazione, pensiamo che anche il settimanale Notizie, al di là della pur essenziale e trasparente informazione sui passi che si vanno compiendo che già oggi offre, potrebbe prevedere spazi dedicati per accogliere opinioni e contributi. Altrettanto indispensabile appare la pubblicazione di sondaggi e di forum di confronto libero e di elaborazione sulle problematiche che il processo in atto pone a parrocchie, associazioni e gruppi ecclesiali, come ai singoli fedeli.
Infine, una domanda provocatoria: è fuori luogo l’ipotesi di convocare un SINODO INTERDIOCESANO che analizzi situazioni e problemi, avanzando proposte al nostro comune Pastore? Possiamo cominciare a discuterne?
SCINTILLA