Una o due diocesi?

Una o due diocesi?

E’ una domanda che molti si pongono. Ritengo sia utile, oltre che doveroso, procedere a un vero discernimento comunitario.

Il 26 giugno 2019 il vescovo Francesco Cavina si dimetteva inaspettatamente dal suo incarico. Senza nessuna consultazione a livello locale, a quanto sembra, il vescovo di Modena Erio Castellucci ricevette prontamente l’incarico di amministratore diocesano e confermò i due vicari generali don Carlo Malavasi e don Massimo Fabbri, parroco della diocesi di Bologna. Quest’ultimo era stato chiamato dal vescovo mons. Cavina come aiuto, finendo poi per concentrarsi sulla gestione dell’economia. Il 10 ottobre 2019 il vescovo Erio nominò mons. Ermenegildo Manicardi vicario generale Il 7 dicembre 2020, memoria di s. Ambrogio, l’incarico di amministratore diocesano venne elevato a ”vescovo delle diocesi di Modena-Nonantola e Carpi unite nella persona del vescovo”. Ha preso possesso con il nuovo titolo il 1° gennaio 2021 con pieni poteri di un vescovo diocesano “normale”.

Qualcuno interpretò la nomina del vescovo Erio come incarico-ponte verso un ritorno a Carpi come diocesi singola. 

Diversi hanno invece inquadrato il provvedimento come un passo della riduzione del numero delle diocesi italiane, troppo numerose per l’attuale papa. Il futuro della diocesi nel frattempo non è stato oggetto di discernimento pubblico,”sinodale”, se non una sola volta in una discussione del precedente Consiglio Presbiterale. Non so che cosa si sia detto a Modena.

Che fare ora? Nel contesto dell’attuale processo sinodale o “sinodo” di tutta la chiesa bisogna procedere a un vero discernimento comunitario. Non siamo semplicemente degli spettatori. Del resto già nel medio evo valeva il principio “quod omnes tangit, ab omnibus tractari debet. (ciò che riguarda tutti, deve essere discusso da tutti) (CJC, liber VI). L’ultima decisione ovviamente spetta al papa. Il cammino ci inviterebbe anche a conoscere quello analogo di una decina di altre diocesi. Due di esse, Fossano e Cuneo, sono state unite recentemente dopo vent’anni di unione nella persona di un unico vescovo. Contano insieme 157.000 cattolici 

A Modena e Carpi ci siamo mossi partendo da una presa di visione dell’organizzazione centrale delle due diocesi nei loro uffici, commissioni, organizzazioni, associazioni. Per le seguenti entità è stata decisa una fusione.

  1. Consiglio diaconale interdiocesano (2021-25)
  2. Ufficio diaconale e ministero istituiti
  3. Ufficio Interdiocesano per la scuola IRC, con un  recapito e referente a Carpi
  4. Ufficio Giuridico Interdiocesano (per le controversie giuridiche)
  5. Ufficio “Migrantes”
  6. Vicario episcopale per l Vita consacrata
  7. Seminario interdiocesano (2023-…)
  8. Servizio diocesano per la prevenzione, per l’ascolto e la tutela dei minori (SIPATM)
  9. Ufficio per la Pastorale della salute.

La fusione dei due Istituti per il Sostentamento del Clero è stata impedita dalla onerosità fiscale dell’unificazione dei due patrimoni

E’ opinione diffusa che il nuovo assetto abbia dato anche buoni risultati.

Nel frattempo all’interno di ciascuna delle due diocesi procede la riorganizzazione delle circoscrizioni territoriali (Zone, Unità Pastorali, Parrocchie), apparentemente senza alcuna sinergia nota.

Che futuro ci aspetta? L’unione di due diocesi non è un semplice un atto amministrativo, come l’unione di due Comuni. Assomiglia piuttosto, per così dire, all’unificazione di due famiglie in una sola. Si apre pertanto anche un problema teologico di ecclesiologia. La chiesa non è una somma di diocesi che il papa può unire, dividere, sopprimere a piacimento (cfr. Giovanni Paolo II, Apostolos suos, n. 12,del 21.05.1998; EV 17, n. 830), benché a lui spetti l’ultima parola. La chiesa è una comunione di chiese, in ciascuna delle quali consiste la chiesa di Cristo, radunata intorno al vescovo e al suo presbiterio. Le chiese di Modena e Carpi sono due corpi vivi, fatte di cristiani legati a un territorio, grande o piccolo che sia. Per avere una diocesi occorre ci sia un vescovo con il suo presbiterio e una pluralità di ministeri e carismi, che permetta a un “popolo” di credere e vivere il vangelo nel contesto della società del tempo.

Pertanto la domanda potrebbe essere formulata così. E’ la diocesi di Carpi, cioè il popolo di Dio, che essa è con i suoi ministeri e carismi, in condizione di garantire ai fedeli di vivere il vangelo nel loro contesto territoriale-sociale? La fusione di Modena e Carpi è giustificata da un adeguato (quale?) miglioramento della vita ecclesiale? In subordine può bastare una più intelligente e generosa collaborazione, considerando anche il cammino finora compiuto?

Alla luce di quanto detto risulta evidente che i preti e i laici delle due diocesi hanno il diritto e il dovere di dire al vescovo, sia se procedere , sia come procedere a una fusione o una migliore coordinazione.

Don Carlo Truzzi