Un solo parroco per due comunità

un solo parroco per due comunità

Ora tocca a S. Francesco e S. Nicolò

Ha trovato singolare riscontro sulla stampa locale la decisione del Vescovo di aggregare sotto la guida di un solo parroco queste due realtà ecclesiali del centro storico, che conserveranno tuttavia per ora la loro identità-autonomia giuridica. Non siamo di fronte a una novità, dato che anche nella nostra diocesi, per diverse piccole realtà rurali, da tempo un solo presbitero sovrintende a più parrocchie. Che ora il cambiamento riguardi  due comunità ecclesiali del centro storico di Carpi suscita un più avvertito allarme su un processo che, dapprima in altri Paesi europei e da qualche decennio pure in Italia, pare irreversibile. Anche lo stratagemma di sopperire al calo delle vocazioni locali con il ricorso a sacerdoti di altre diocesi italiane o straniere ha mostrato i suoi limiti.

Di fronte  a questa realtà non resta che un’alternativa: fondere giuridicamente due o più parrocchie, come si è fatto in molti casi all’estero, o mantenerne l’autonomia affidandone la cura a un solo presbitero. In entrambi i casi, ma soprattutto in quest’ultimo, diventa determinante la presenza e l’impegno in ciascuna comunità ecclesiale di laici e di persone consacrate disponibili a gestire concretamente le attività di servizio e di animazione pastorale nella catechesi, nella liturgia e nella carità.

In questa prospettiva si sono poste le recenti disposizioni di papa Francesco e successivamente della Conferenza Episcopale italiana sull’istituzione di “ministeri Istituiti”, cui potranno accedere, previa adeguata formazione, UOMINI e DONNE: lettore, accolito, catechista.  Queste figure si pongono non in subordine ma accanto, come collaboratori preziosi, e oggi sempre più  indispensabili, dei ministri “ordinati” : vescovo, presbitero,diacono.

Il lettore cura  la fecondità del rapporto del popolo con la Parola di Dio, specialmente durante la celebrazione liturgica, ma pure attraverso la lectio divina e la meditazione sui testi biblici. All’accolito si richiede il servizio all’Eucaristia, sia all’altare durante la messa, sia nella distribuzione della comunione in chiesa e a coloro che sono impediti a partecipare fisicamente, sia nell’animazione dell’adorazione e delle diverse forme del culto eucaristico. Infine Il catechista ha il compito di formare alla vita cristiana, non solo attraverso l’iniziazione di  bambini e  adulti, ma anche accompagnando quanti hanno già  ricevuto i sacramenti per la loro crescita spirituale. Alla collaborazione fra questi ministri istituiti può essere affidata dal vescovo, qualora in una parrocchia non possa essere presente un presbitero, la celebrazione domenicale in chiesa della lode e della preghiera al Signore.

E’ evidente infatti che la cura pastorale di comunità parrocchiali prive di un sacerdote residente non può essere affidata al volontariato generico, sempre fondamentale ma insufficiente, dei semplici fedeli. Occorre infatti, per quanto possibile, disporre di persone preparate per far fronte alle esigenze dell’odierna e soprattutto futura realtà ecclesiale. Diventa quindi urgente rendere consapevole il Popolo di Dio di queste opportunità, così da far maturare vocazioni a tali ministeri, mentre si andranno configurando le modalità formative per chi si sentirà “chiamato dallo Spirito” a svolgere i rispettivi compiti, e i vescovi decideranno come e quando intraprendere questi nuovi cammini.

Il percorso sinodale che anche la nostra Chiesa di Carpi sta compiendo può sostanziare positivamente questa apertura a nuove forme di presenza sul territorio. Evidentemente non mancheranno problemi e difficoltà, e sarà indispensabile adeguare la normativa generale per definire le varie responsabilità nella gestione amministrativa, con particolare riguardo all’utilizzo sempre più “pastorale” delle risorse economiche e specialmente delle strutture.

Tramonta in sostanza il tempo in cui la parrocchia era vissuta come centro “erogatore di servizi” di cui usufruire come clienti più o meno affezionati. Viene la stagione della corresponsabilità di tutti i credenti, secondo i talenti e le possibilità di ciascuno, nell’animazione della comunità parrocchiale, prevalentemente in proiezione missionaria. Questa sarà sempre più la condizione essenziale per la sopravvivenza, non giuridica e burocratica, ma concreta e “creativa” di una parrocchia.

 Sono perciò anacronistiche, ancorché emotivamente comprensibili, certe nostalgie, certe resistenze, emerse nelle assemblee tenutesi in San Francesco e in San Nicolò nei giorni scorsi, di fronte alla questione posta con chiarezza dal Vescovo. L’affetto per ciò che è stato è legittimo: l’incomprensione del nuovo che avanza e il timore del cambiamento non portano però da nessuna parte.

Pier Giuseppe Levoni