Tra Afghanistan e Carpistan

Afghanistan

Il 31 agosto si è alzato in volo dall’Afghanistan l’ultimo aereo della Nato e, in queste settimane, chi voleva far sentire la propria voce ha avuto tempo e modo per farlo. Mi pare perciò di poter dire che la conquista di Kabul da parte degli integralisti non abbia scosso più di tanto il mondo musulmano, o almeno non si sono levate forti voci di preoccupazione, come se “gli studenti di Dio” non combattessero in nome di una visione oscurantista della religione, ma si trattasse di una mera questione di politica estera.

In verità, anche il variegato mondo cristiano mi è apparso, al netto di lodevoli eccezioni, più concentrato sulle critiche alle modalità del ritiro americano che in ansia per i diritti umani di chi resta. Politici di primo piano, mentre ancora i kalashnikov fumavano, i leader talebani parlavano di sharia e migliaia di disperati si accalcavano intorno all’aeroporto di Kabul, si affannavano già a suggerire di avviare un dialogo con il nuovo regime. Come se i diritti umani fossero un accessorio secondario rispetto alle ragioni geopolitiche di posizionamento nello scacchiere mediorientale.

Sarebbe curioso sapere quali sentimenti ha suscitato la svolta integralista in Afghanistan nella numerosa comunità pakistana di Carpi, considerato che il governo pakistano fiancheggia da sempre i combattenti talebani. Alcuni miei conoscenti sono amareggiati, anche per l’immagine che l’evento getta sull’intero mondo islamico, ma il mio campione è decisamente ridotto e la “maggioranza silenziosa” potrebbe pensarla diversamente. Sui social nessuno si sbilancia in un senso o nell’altro, i giornalisti non indagano e non ci sono state manifestazioni pubbliche, come invece era successo pochi mesi fa in piazza Martiri a difesa delle istanze del popolo palestinese.

Eppure sarebbe utile conoscere l’umore profondo di un popolo, specialmente quando è numeroso e così radicato nelle nostre terre. Un umore che difficilmente si esprime attraverso le interviste pubbliche dei suoi leader (che spesso sono autoproclamati tali e poco rappresentativi), ma che vive sotto traccia, nei piccoli comportamenti quotidiani. Rivedremo burqa e barbe più lunghe nei quartieri della nostra Carpistan? Forse. Ma forse no. Varrebbe la pena tentare di approfondire la questione senza paura di essere delusi, perché potremmo anche restare piacevolmente sorpresi. Chi lo sa?

Saverio Catellani