La città che verrà
Per chi come noi è pervaso da un’indomabile passione civica, le ultime settimane hanno proposto momenti di interesse e stimolo come in poche altre occasioni. Fra primarie del centrosinistra, presentazioni delle candidature del centrodestra, vario agitarsi dei civici e delle formazioni centriste, per chi ha voglia di dedicarsi al bene pubblico, quello più vissuto dalla collettività, quello dei progetti e/o problemi che caratterizzano la comunità cittadina, ha avuto dal dibattito solo l’imbarazzo della scelta.
Qui ci occupiamo di due o tre argomenti che per indole nostra sono quelli che ci hanno più appassionato.
Molto si parla di centro storico. A giusta ragione. Nell’Italia delle cento città, i nostri centri fanno tantissimo di quello che è l’identità del luogo. Quello che a scuola ci piaceva chiamare paradosso municipalistico ha fatto insieme la debolezza e la forza delle nostre realtà urbane. La debolezza derivava dalla enorme frammentazione politica, ogni città era capitale di qualcosa e, come era prevedibile, stranieri più rozzi e meno ricchi di noi ma forti dell’unità politica, la Francia prima di tutti e poi la Spagna, ci hanno occupato. Ma la frammentazione ne ha fatto anche la ricchezza perché l’orgoglio e la vanità dei diversi casati ha trovato modo di esprimersi nell’arte nell’architettura. L’Italia ha le bellezze che ha perché i Gonzaga a Mantova, gli Estensi a Ferrara e altri erano vanitosi e vogliosi di compiacersi con arte e bellezza. Così come i Pio a Carpi. Il tema del nostro castello/palazzo dei Pio è rincorrente nel dibattito cittadino e in queste ricche giornate ne abbiamo sentito di ogni. Qui ci preme sottolineare che ogni sua ri-valutazione passa per un suo utilizzo permanente con funzioni che siano culturali, di spettacolo, amministrative, commerciali, ristorative. Se il castello non avrà al suo interno utilizzi, come ha avuto nel passato, che lo rendano quotidianamente calpestabile, i suoi meravigliosi spazi saranno condannati a deperimento inesorabile. Ci fa piacere che se ne sia parlato tanto. Facciamo voti perché chiunque avrà responsabilità amministrative nel futuro, sperabilmente, più prossimo, trovi soluzioni in questa direzione.
Scuola è una parola che riempie i cuori. Carpi ha un polo scolastico con più di quattromila studenti nella zona di via Peruzzi e oltre. Il vantaggio di aver concentrato in quella luogo tutti i 5 istituti superiori (Fanti, Vallauri, da Vinci, Nazareno e Meucci) offre l’opportunità di individuare elementi attrattivi che rendano quei luoghi a vocazione giovanile, studentesca ancor più marcata. Potrebbe, nei limiti del possibile, essere ripensata anche la viabilità sulla via come in parte è già stato fatto. Di più! Si dovrebbe immaginare, in locali che venissero disponibili, la collocazione di un paninaro che piaccia ai ragazzi e di uno spazio per lo studio che renda quel luogo vissuto anche al di fuori del momento delle lezioni, nei pomeriggi.
L’università è una delle grandi scommesse su cui la città ha molto investito. Solo i prossimi anni ci potranno dire se la scommessa è vinta. Non ci vorrà molto, tre, quattro anni. Quello che nel dibattito ha lasciato perplessi è l’estremismo fra coloro che immaginano quello il nostro Museo-Gehry-di Bilbao, l’opera che, quasi trent’anni fa, ebbe una straordinaria forza per l’attrattività della città basca, e altri che la ritengono la possibile TorrediBabele che crollando travolgerà gli euforici presuntuosi che l’hanno voluta. Non riuscendo noi a immaginare un effetto Bilbao, ci auguriamo una soluzione positiva che faccia entrare Carpi nella mappa dei luoghi del sapere e della progettazione del futuro. Qui ci vorrà molta abilità politica e di negoziazione per il futuro primo cittadino con la Modena universitaria.
Da ultimo ma non per ultimo ci piace ricordare che molti carpigiani voteranno anche per questioni molto terra terra, questa volta detto in senso letterale. Ci si perdoni la prosaicità, ma le condizioni di molto asfalto urbano lasciano, a dir poco, a desiderare. Il nostro pronostico è che i nostri concittadini voteranno con la matita ma avendo ben in mente anche gli pneumatici delle proprie macchine e biciclette.
Mario Lugli