Sinodalità, stile indispensabile

Nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, fondamentale carta programmatica del pontificato, papa Francesco richiama con vigorosa insistenza il tema della sinodalità, come cardine per la conversione della pastorale in senso missionario e come metodo di lavoro della comunità cristiana ad ogni livello, in vista di un discernimento fecondo nelle scelte da compiere.

L’esigenza di base della sinodalità scaturisce in primo luogo dalla promessa evangelica “Dove due o più sono riuniti nel mio nome…” e dalla visione di Chiesa come Popolo di Dio, delineata con chiarezza dalla Costituzione dogmatica Lumen gentium del Concilio Vaticano II. Secondo questa ottica tutti i cristiani, in virtù del Battesimo, partecipano alla funzione profetica di Cristo. Pur riconoscendo che ai vescovi e ai presbiteri compete un ruolo ministeriale speciale, sarebbe sbagliato diminuire il diritto e il dovere di tutti, pastori e fedeli, a partecipare con responsabilità alle scelte che riguardano l’intera comunità. Il Papa è convinto che “proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa nel terzo millennio”, come ha affermato celebrando, il 17 ottobre 2015, il 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi ad opera di Paolo VI.

In questo senso il Papa ha ammonito più volte il pastore a camminare non solo davanti, ma anche in mezzo o dietro il gregge, perché questo “possiede un suo olfatto per individuare nuove strade”. Lo esorta, quindi a favorire una comunione dinamica, aperta e missionaria, stimolando e ricercando “la maturazione degli organismi di partecipazione e di altre orme di dialogo pastorale, con il desiderio di ascoltare tutti e non solo alcuni sempre disposti a fargli i complimenti (n.31).

L’incontro del Papa con i sacerdoti e le religiose della nostra Diocesi il 2 aprile scorso ebbe carattere riservato e pertanto non ne venne reso pubblico il contenuto. Due punti destarono particolare attenzione. Francesco annunciò che avrebbe mandato un secondo vicario generale, cosa che è già avvenuta. A una domanda di don Francesco Cavazzuti, il quale lamentava che nella chiesa di Carpi poco ci si parla e ci si ascolta, il Papa invitò alla sinodalità con insistenza e vi ritornò alla conclusione delle sue parole.

Un tempo su questo punto fummo lodevoli. A ruota del grande concilio di Trento (1545-1563) l’intelligente e sagace prelato di Carpi F. Martelli celebrò ben due sinodi (1571;1575). Oggi non è indispensabile un sinodo vero e proprio, ma l’esortazione del Papa sulla sinodalità non ci può lasciare indifferenti. Come vanno le cose nelle parrocchie, nelle associazioni e non solo?

 

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