Si continua con due diocesi?

Si continua con due diocesi?

Serve un “cantiere”

Nella nostra diocesi sarebbe molto utile aprire, come previsto della Conferenza Episcopale Italiana (17 luglio 2022, p.6), un “quarto cantiere”, libero, da dedicare a un argomento importante: ascoltare il popolo di Dio sull’esperienza dell’unione delle diocesi di Modena e Carpi nella persona di un unico vescovo.

Il sinodo riprenderà il cammino in settembre. Continuerà l’ascolto. Sarà ispirato dall’icona di Gesù accolto lungo il cammino verso Gerusalemme nella casa di Marta e Maria (Lc 10,38-42). Si avranno così tre cantieri sinodali: strada e villaggio, ospitalità e casa, diaconia e formazione spirituale. Il nostro quarto cantiere potrebbe essere: unifamiliare e condominio.

L’esperimento di unire due diocesi nella persona di un unico vescovo in Italia si sta allargando a varie regioni. E’ un passaggio tattico per un obiettivo strategico. Questo fu indicato dal papa alcuni anni fa, “perché le diocesi italiane – disse – sono troppe”. L’attuale evoluzione segue lo sfoltimento delle diocesi del 1986, che in sol colpo portò alle attuali 236 diocesi.

La bolla pontificia di nomina del vescovo Erio non precisa nulla sul punto d’arrivo dell’unione Modena-Carpi nella persona del vescovo. La bolla prospetta una generica collaborazione tra le due diocesi e un invito a tenere saldo il timone della chiesa in un mare difficile.

Il vescovo Erio ha proceduto ad alcune fusioni, come quella dei due Seminari in un unico Seminario in Modena e di varie commissioni delle due diocesi in una sola, con i membri tratti da Modena e da Carpi (gruppo dei diaconi, ufficio liturgico, ecc.).

L’argomento due diocesi-un vescovo è stato affrontato una volta dal Consiglio Presbiterale di Carpi e, forse una volta, dal Consiglio Pastorale Diocesano. Non ricordo che Notizie abbia fatto conoscere importanti cose sull’argomento. Non so neppure che cosa si pensi a Modena sull’argomento, anche se un sospetto ce l’avrei.

Da quel che sento a Carpi, per qualcuno dovrebbero rimanere per sempre due diocesi con due vescovi, per altri sarebbe giusto arrivare a una sola diocesi con un unico vescovo in Modena.

Ne parliamo? Apriamo un “cantiere” sinodale ? 

Il documento della CEI spiega questo nuovo termine nelle sue aperture e nei suoi limiti. “I cantieri sinodali … rilanciano le priorità individuate per il secondo anno del Cammino. È utile ribadire che questo resta un tempo di ascolto e non di letture sistematiche e di risposte pastorali, a cui saranno invece dedicate le successive fasi, sapienziale e profetica. È certo un ascolto “orientato”, per poter raccogliere narrazioni utili a proseguire il cammino; un ascolto che si fa riflessione, in una circolarità feconda tra esperienza e pensiero che comincia ad acquisire gli strumenti con cui costruire le novità chieste dallo Spirito” (pag. 6). Pertanto non sono previste interpretazioni operative quest’anno, per dirla con un linguaggio corrente. Del resto, a parte l’uso di parole nuove, non siamo lontani dai “tre stadi” previsti negli anni Quaranta: vedere, giudicare, agire. In concreto quest’ anno dovremo continuare a “vedere” (per la CEI: “ascoltare”). In seguito si dovrà “giudicare” (per la CEI: “ discernimento”), per arrivare a una linea di azione (“profezia”).

Al di là delle parole deve prevalere la sostanza. Il popolo di Dio, che forma la chiesa di Carpi, deve essere coinvolto circa il suo futuro. “Quod omnes tangit debet ab omnibus approbari.” “Ciò che riguarda tutti, deve essere approvato da tutti”, si diceva già nelle Regulae Iuris, registrate nel Liber VI, n. 29 di Bonifacio VIII (+ 1303)  

Carlo Truzzi