La tragica vicenda degli attentati terroristici di matrice islamica nella vicina Francia ha trovato eco singolare a Carpi, con risvolti polemici che hanno coinvolto voci autorevoli. Da un lato il Sindaco, condannando ovviamente tali atti, ha sostenuto che, quando la satira antislamica (le ormai famose vignette su Maometto) fa un uso “violento” della libertà di espressione, diventa “complice di una cultura relativista nella quale tutto è permesso”.
Apriti cielo! Il Direttore di VOCE lo rampogna duramente, in nome dei valori della Rivoluzione Francese, spiegando, dizionario alla mano, che “il contrario di Relativismo non è il Fondamentalismo, ma l’Assolutismo”. Da questo “vizio” il Primo Cittadino, data l’ereditaria e mai obliata vena comunista, sarebbe in qualche modo nostalgicamente ancora tentato. Insomma, un Sindaco assolutista. E ciò, annota il Direttore, “conforterà molto le destre ma a noi inquieta un po’.”
Bordate polemiche a parte, la controversia merita qualche riflessione. Riguarda infatti tematiche di grande spessore: da un lato il diritto alla libera espressione che non può tollerare vincoli o censure, e dall’altro il diritto al rispetto per le proprio convinzioni, culturali o religiose che siano.
Lasciamo da parte il terreno scivoloso del relativismo, una concezione che si autoconfuta, dato che, mentre sostengo che ”tutto è relativo”, pretendo che la mia affermazione non lo sia. Interessa piuttosto considerare se l’esito di tale rapporto problematico fra principi fondamentali di civiltà possa essere solo l’aggressività feroce : verbale e grafica da una parte, armata e omicida dall’altra.
Il punto in realtà è la “misura”, il criterio “moderato” con cui si pongono in atto concretamente tali principi. Ma su quale base deve collocarsi tale “stile”? Dobbiamo riconoscere che in occidente della triade-bandiera della Rivoluzione (libertà, uguaglianza, fraternità) il terzo valore è quello sovente meno applicato. Ce lo ricorda l’ultima enciclica “Fratelli tutti”. Una libertà, concepita come individualistica e solitaria potenzialità di agire, che prescinda cioè da ogni “sensibilità solidale” ( in famiglia come nella pluralistica comunità locale e nazionale e nella stessa relazione fra etnie, culture e religioni), finisce per produrre dolorose lacerazioni nel tessuto sociale ad ogni livello. In sostanza, secondo Bergoglio, la fraternità non limita, ma anzi “ha qualcosa di positivo da offrire alla libertà”, le dà senso nell’ottica del bene comune.
Del pari la risposta dell’estremismo islamista,esasperata da un odio omicida, a quella che viene considerata una provocazione, è indice di immaturità democratica, condita di fanatismi inaccettabili e di una irrisolta distinzione fra religione e politica. Papa Francesco, come i suoi predecessori, ha promosso ripetute occasioni promettenti di dialogo e di avvicinamento fra le religioni. Ma il cammino in questa direzione si palesa assai lungo.
Pier Giuseppe Levoni