Ripartire

Antonio Rosmini - Delle cinque piaghe della Santa Chiesa

L’evento eccezionale delle recenti dimissioni del vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina, a fine giugno, ha imposto una battuta di arresto nel plurisecolare cammino della nostra diocesi. Il passo da tempo era anche rallentato a motivo di un silenzio pubblico non sempre innocente, del terremoto e altro. E’ tempo di riprendere con “parrhesia” (cioè in pubblico e con franchezza) il dialogo. E’ tempo di compiere con energia un cammino sinodale di condivisione, come del resto ha proposto il vescovo Erio e da tempo ha chiesto il papa in Evangelii Gaudium. Potrebbe essere questo, anzi, a dispetto delle apparenze, un momento importante e prezioso. Il Nuovo Testamento parla al riguardo di kairòs, di un tempo opportuno, e noi come tale vorremmo viverlo.

Da parte nostra mettiamo a disposizione lo spazio del nostro blog. Può servire da spunto ai pareri un “contributo per una riflessione” elaborato dalla Commissione diocesana per il progetto culturale nel febbraio 2012. Parla di “piaghe della Chiesa carpigiana”, echeggiando il famoso libro pubblicato nel 1848 dal presbitero Antonio Rosmini, beatificato nel 2007. Il libro nel 1849 fu messo dalla Chiesa nell’“Indice dei libri proibiti”: Nonostante la disponibilità dell’autore a rettificare, la condanna non venne ritirata. Oggi si riconosce che non fu una questione di verità, ma di utilità. Per completezza di informazione diamo i nomi delle “cinque piaghe della Santa Chiesa” secondo Rosmini: “divisione del popolo dal Clero nel pubblico culto; insufficiente educazione [= formazione culturale e pastorale] del Clero; disunione de’ Vescovi; nomina de’ Vescovi abbandonata al potere laicale; la servitù dei beni ecclesiatici”.

CONTRIBUTO PER UNA RIFLESSIONE

Un’analisi serena dell’esperienza condotta in questi anni dall’Associazione Fede e Cultura induce a sottolineare, accanto ad aspetti positivi, alcuni punti critici che rischiano di limitare in misura significativa l’efficacia dell’azione pastorale svolta in ambito diocesano.

Le questioni rilevate, vere e proprie “piaghe della Chiesa carpigiana”, probabilmente non sono le sole che si possono individuare, né sono certo riscontrabili solo a livello locale: tuttavia meritano attenta considerazione, un ampio e aperto confronto e soprattutto l’adozione coraggiosa di “correttivi” adeguati.

1 – Prevalenza di una visione particolaristica

Nonostante gli sforzi profusi per sollecitare un’adeguata apertura “ecclesiale”, si riscontra in associazioni e movimenti la tendenza alla chiusura nel proprio contesto ed una faticosa adesione alle iniziative pastorali diocesane, specie a quelle di più lungo respiro. Più confortanti, anche se ancora insufficienti, i passi compiuti dalle parrocchie sulla via dell’integrazione nell’ambito delle unità pastorali e ancor più nell’attenzione all’ottica diocesana.

Resta anche da chiedersi quale “reale” capacità di recepimento e di attuazione abbia avuto la Diocesi rispetto alle indicazioni formulate dai convegni ecclesiali nazionali e chiaramente proposte dai documenti della CEI.

2 – Debole programmazione pastorale

I “piani pastorali” diocesani approntati e presentati in questi anni sono risultati fortemente ridondanti nelle premesse biblico-teologiche quanto carenti nelle indicazioni operative. L’assenza di obiettivi chiaramente indicati ha reso inevitabilmente impossibile ogni verifica a posteriori seriamente fondata.

3 – Scarsa valorizzazione dei Consigli Pastorali

Faticosa e talora poco produttiva appare la funzionalità dei Consigli Pastorali, sia a livello diocesano che periferico: ciò non solo per un’inadeguata riflessione sul ruolo specifico dei laici nella comunità ecclesiale, ma anche per un’impostazione e conduzione dei lavori di tali organismi non chiaramente finalizzate all’adozione di proposte ben determinate e talora di decisioni atte a qualificare sempre più l’azione pastorale.

4 – Insufficiente attenzione alla dimensione culturale

Nonostante da oltre un quinquennio la Chiesa italiana abbia insistentemente indicato la necessità di una rinnovata e più assidua attenzione alla dimensione culturale della pastorale, sia in ordine alla promozione di iniziative e alla valorizzazione delle strutture e delle risorse esistenti, sia per rendere più adeguata alla realtà socioculturale del nostro tempo la pastorale ordinaria, i passi compiuti a livello locale appaiono modesti. I ritardi su questo terreno rischiano di compromettere, fra l’altro, l’efficacia della “comunicazione”, nonostante i mezzi posti in essere.

5 – Dissociazione fra gestione economica e attività pastorale

Avendo presenti sia la raccomandazione rinnovata al Convegno ecclesiale di Verona 2006, sia le indicazioni dei competenti organi della CEI sull’esigenza di una “congrua” trasparenza nella gestione economica, appare scarsamente comprensibile una prassi che tiene rigorosamente separato tale aspetto dal momento dell’impostazione dell’attività pastorale da parte degli organismi di partecipazione e corresponsabilità. E’ di tutta evidenza infatti la necessità che la conoscenza delle risorse disponibili “preceda” il lavoro di progettazione, a livello di singoli Uffici o Settori, pena la assai probabile precarietà dei programmi formulati. Non meno importante appare l’approntamento di un “bilancio preventivo” su cui si possa esercitare l’analisi del Consiglio Pastorale diocesano, al fine di verificare almeno la “congruità proporzionale” nella distribuzione delle risorse fra i diversi ambiti operativi, tenendo conto degli obiettivi prioritari fissati dalla programmazione.

Le valutazioni suesposte devono essere lette in un’ottica scevra da spirito polemico ma piuttosto protesa a favorire un coraggioso atteggiamento di analisi e una rinnovata disponibilità a cambiare visioni e metodi di lavoro. Pertanto il documento, nelle intenzioni attuali dell’Associazione proponente ha carattere riservato, in attesa che il confronto su di esse possa svilupparsi a livelli opportuni, producendo auspicabilmente decisioni conseguenti.

Associazione Fede e Cultura

Carpi, febbraio 2012

A cura di Scintilla