I CATTOLICI NELL’URNA
L’avvicinarsi dell’appuntamento di giugno, con le Europee e il rinnovo delle Amministrazioni locali, registra anche una rinnovata attenzione al problema dell’impegno politico dei cattolici. Il direttore di Notizie, sottolineando l’importanza della SETTIMANA SOCIALE, che si terrà a Trieste la prossima estate, ne pone in risalto la tematica centrale: “La partecipazione è il primo indicatore della salute della democrazia”. Slogan sostanzioso ed efficace, ma dall’attuazione sempre più problematica in un tempo segnato da tendenze e prassi di direzione opposta. Anche in ambito cattolico, purtroppo.
Come sottolinea infatti il sociologo Pierpaolo Donati su Avvenire, “Crisi del sistema politico e crisi della società civile si rispecchiano per una serie di cause, fra cui la privatizzazione della vita, a partire da quella familiare; l’emarginazione del Terzo Settore, cioè le società intermedie che generano benessere sociale; la caduta delle ideologie e grandi narrazioni, sostituite da un pragmatismo procedurale e amorale; la secolarizzazione delle religione, la quale, come insegna Tocqueville, è l’istituzione fondamentale di una società civile partecipativa”.
Non a caso l’astensionismo religioso (in vent’anni i praticanti sono calati dal 36 al 19%) e quello elettorale marciano quasi di conserva, riflettendo analoghi sentimenti di disinteresse e di distacco. Un parallelismo che si conferma pure nelle scelte dei cattolici al seggio. Alle ultime votazioni per il rinnovo del Parlamento, secondo l’Ipsos di Nando Pagnoncelli, hanno scelto le liste partitiche nel seguente ordine decrescente: Fratelli d’Italia, Partito Democratico, Movimento 5S, Forza Italia, Lega. Insomma, di tutto e di più; proprio a riprova di un’assimilazione totale all’opinione corrente, in assenza di una consapevolezza culturale nutrita da riferimenti ideali specifici. Certo incide, in questa “diaspora” ai seggi, la perenne difficoltà di coniugare l’ambito teorico dei valori e la contingenza tecnico-politica insita nel posizionamento programmatico, e nelle linee dì’azione spesso opache dei diversi partiti.
Ma, come si chiede Edo Patriarca sul quotidiano della Cei, “Siamo certi che la formazione all’impegno per il bene comune nei percorsi educativi nelle Chiese locali e nell’associazionismo stia funzionando?” In altri termini, non ci si può meravigliare del fenomeno, se, sullo straordinario patrimonio della Dottrina Sociale della Chiesa, integrata da Bergoglio con le ultime encicliche, non si alimenta nel concreto “un discernimento comunitario permanente, mai concluso, e che lascia ai laici la libertà di intraprendere e sperimentare vie plurali, sperabilmente non contrapposte.”E’ proprio quanto andiamo sostenendo da anni per la nostra diocesi, ma senza trovare riscontri rilevanti per quantità, qualità e capacità di incidere realmente.
Al di là poi del fattore formazione carente o nulla, gioca in questo fenomeno l’incerta prospettiva offerta dai tanti tentativi di aggregazione, di quanti si ispirano ad una visione cristiana, fin qui incapaci di qualsiasi processo unificante, almeno sul piano prepartitico. Si registra così un proliferare di sigle politiche, più o meno sconosciute agli elettori, che si collocano di massima nell’ambito del centro-sinistra se privilegiano il riferimento ai valori sociali della Dottrina della Chiesa (giustizia, solidarietà, tutela del Creato), ed in area centro-destra le più sensibili a quelli antropologici ( famiglia, tutela della vita dal concepimento alla morte naturale, libertà di educazione). Su libertà e pace l’attenzione è analoga.
Nel primo bacino troviamo ad esempio Demos, nata nel clima della Comunità di Sant’Egidio, l’Associazione I Popolari presieduta da Pierluigi Castagnetti, la rete Persone e comunità ; sull’altro versante il Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi, Immìschiati promosso da Gianluigi De Palo, il movimento Family Day guidato dal neocatecumenale Massimo Gandolfini, Pro vita & famiglia di cui portavoce è Iacopo Coghe, la rete Ditelo sui tetti dell’avvocato Domenico Menorello.
Alcune poi tentano di accreditarsi come “centro”, spazio di ardua strutturazione in un bipolarismo “malato” sia per le mai sopite tensioni all’interno di entrambi i poli, sia per il protagonismo concorrenziale dei personaggi politici che si collocano in tale area. Ovviamente queste aggregazioni di ispirazione cattolica, permanendo l’attuale sistema elettorale, possono finire per avvicinarsi nella prassi ad uno dei due poli, magari sperimentando alleanze più o meno strumentali, specie nelle elezioni di valenza locale.
Rientrano in questa fattispecie l’associazione Tempi Nuovi, promossa dall’ex-PD Beppe Fioroni che si ispira ad Aldo Moro; il partito Insieme lanciato da Stefano Zamagni e Leonardo Becchetti; Base Popolare messa in campo da alcuni ex, come Lorenzo Dellai, Marco Follini, Gaetano Quagliariello, Giuseppe De Mita e Giorgio Merlo. Affine idealmente a questi “tentativi” può essere considerata la galassia Noi Moderati, guidata dal Cl Maurizio Lupi, che ingloba residui democristiani, ma si schiera di fatto, anche per ragioni di sopravvivenza nelle istituzioni, con il centro-destra.
Il fermento a livello nazionale dunque non manca, ma è difficile capire se e quali sbocchi operativi ne potranno sortire. Denuncia, come ha osservato Stefano Folli su Repubblica, il disagio di “un pezzo del Paese che ha dominato la scena per decenni e che oggi assiste, non tanto ad una maturazione laica, quanto a un crescente disordine che i partiti faticano a ricomporre”. Gli elettori carpigiani comunque troveranno un ampio ventaglio di liste per le Europee, con la probabile presenza, diretta o nelle pieghe della candidature, di qualcuna delle sigle sopra menzionate.
Quanto al nostro futuro Primo Cittadino, e rispettiva maggioranza consiliare, i giochi sembrano ancora aperti. E’ solo auspicabile che non manchino, almeno sul piano degli eletti, presenze significative capaci di garantire un apporto non irrilevante dell’ispirazione politica e culturale di matrice cristiana. Al servizio e per il bene di tutta la nostra comunità
Pier Giuseppe Levoni