C’è un po’ di Carpi in ESSEREqui
Liliana Cavani, affermata regista e nostra concittadina, è uno dei 15 intellettuali cattolici che hanno costituito l’associazione ESSEREqui, pubblicando il volumetto “Il gregge smarrito- Chiesa e società nell’anno della pandemia”. La notorietà e l’autorevolezza dei membri fondatori ha garantito una risonanza pubblica a questo nuovo soggetto del panorama culturale e alle sue riflessioni e proposte sullo stato critico in cui versa anche in Italia la Chiesa.
Il titolo esplicita chiaramente l’esito dell’analisi, basata su sondaggi svolti fra cittadini senza particolare connotazione religiosa , cattolici non praticanti e fedeli praticanti . Siamo di fronte alla presa d’atto ormai generalizzata di un declino sociale della Chiesa, frutto di un processo che nel ricco mondo occidentale, ha coinvolto anche, e forse più, “altri soggetti portatori di un messaggio”. In altri termini “ Il pensiero debole si è insinuato anche nella Chiesa e l’ha indebolita” e per di più “è mancata una linea unitaria” nella sua azione. Ha subito troppo spesso gli effetti negativi della polarizzazione fra chi identifica evangelizzazione e “Parola di Dio”, e chi sostiene che per evangelizzare “bisogna entrare nella dinamica sociale.” Frattura ben presente anche dalle nostre parti.
Leggendo il testo, corredato da molte tabelle, si apprezza il serio impegno di “discernimento” che i promotori dell’iniziativa hanno compiuto, partendo da una valutazione sui dati relativi alle scelte e alle omissioni nel tempo del Covid, per ampliarla nell’ottica degli ultimi decenni. Si giunge così ad individuare cause e sviluppi di un processo complicato che arriva al paradosso odierno di “una Chiesa che agisce senza parlare e parla senza contare”, cioè presente nell’impegno socio-caritativo ma mancante di ruolo politico, perché, secondo ESSEREqui, “ha scelto posizioni teologicamente ineccepibili, ma socio-politicamente di retroguardia”.
Affermazione quest’ultima che meriterebbe qualche precisazione, perché di primo acchito pare contraddire la valutazione sopra menzionata sul cedimento della Chiesa al “pensiero debole” dominante nella cultura postmoderna. Stimolante è poi la sottolineatura del rischio che si corre identificando la Chiesa, come “ospedale da campo “, un concetto che soddisfa la vocazione all’accoglienza ma non può garantire solidità di appartenenza ad un gregge sempre più smarrito. Più congrua sembrerebbe restare, per taluni, la definizione di Chiesa come madre e maestra di Giovanni XXIII.
Materia incandescente è questa su cui ovviamente si può dissentire, si può approfondire, si possono avanzare domande legittime. Incontestabile invece è la denuncia dell’errore compiuto nel sottovalutare e trascurare la dimensione “culturale”, che avrebbe dovuto innervare e riversare all’esterno gli effetti sia dell’impegno per l’evangelizzazione che del servizio concreto agli ultimi.
Ne “Il gregge smarrito” si avanzano anche idee su possibili piste da intraprendere, ma inevitabilmente su questo terreno il discorso rimane sul vago, con indicazioni interessanti (promozione umana, ruolo profetico, relazione, dialogo), ma piuttosto generiche e talora difficilmente componibili.. E’ lecito ad esempio chiedersi se non sia attraente ma troppo ottimistica l’affermazione programmatica: “Mettere un piede fuori dal suo recinto aiuterà la Chiesa a non cadere e permetterà alla società di riconoscerla in quella presa di coscienza in cui nessuno si salva da solo”. In sostanza “Il gregge smarrito”, più che indicare una linea interpretativa e una proposta chiara ed organica, presenta dei “materiali” preziosi per la riflessione nella comunità ecclesiale.
Qualunque opinione si possa dunque esprimere sulle intenzioni e sulle tesi sostenuto da ESSEREIqui, va salutato con favore l’autonomo uscire allo scoperto di questi laici, allo scopo di rianimare il confronto culturale all’interno del mondo cattolico , tanto più indispensabile oggi per dare sostanza al percorso sinodale promosso dalla Chiesa italiana.
Anche nelle nostre due diocesi questo impegno deve essere assunto seriamente, coinvolgendo le persone, valorizzandone le competenze, nell’ascolto e nella discussione, per far crescere il senso di appartenenza responsabile alla Chiesa locale nel Popolo di Dio.
Con questo intento il nostro Gruppo di Riflessione Scintilla si muove da alcuni anni e riafferma la sua disponibilità a collaborare nel comune cammino.
Pier Giuseppe Levoni