Tramontato il partito in cui per decenni la maggioranza dei cattolici italiani si era riconosciuta, la Chiesa italiana si è impegnata, con il Progetto Culturale, nella promozione di una più feconda presenza cattolica nel dibattito pubblico, soprattutto sulle questioni poste dal relativismo diffuso e dalle nuove frontiere della scienza e della tecnica, cariche di ricadute rilevanti sul piano antropologico. Il cammino è proseguito al Convegno ecclesiale di Firenze 2015, discutendo come proporre oggi un “nuovo umanesimo cristiano”, cioè una visione dell’uomo ricavata dal messaggio biblico e dalla tradizione , capace di dialogare col mondo “plurale” del nostro tempo.
Con Papa Francesco si è ulteriormente confermato l’interesse della Chiesa per le problematiche sociali con l’appello ad agire senza indugi contro le ingiustizie e le emarginazioni. In questo clima, di fronte alle evidenti criticità del nostro Paese, alla inadeguatezza della classe politica a farvi fronte, alla sostanziale “irrilevanza” della attuale presenza politica dei cattolici, è andata crescendo la consapevolezza della necessità di un più marcato impegno dei laici in tale ambito.
Per la verità non è di oggi l’esortazione in questo senso di papi e vescovi, ed in questi ultimi anni la sollecitazione si è ripetuta con inesausta insistenza. Ma con quale esito? Certo non sono mancati studi, libri, convegni, dibattiti, tentativi di creare “reti” per dar corpo ad una rinnovata ed incisiva presenza politica dei cattolici. Anche la recente scadenza del centenario dell’appello di Sturzo ha fornito ulteriori stimoli. Però non si è usciti finora dal limbo delle intenzioni volonterose ma sterili, degli auspici apprezzabili ma inefficaci.
Le ragioni di fondo di questo stallo sono molteplici, a partire dalla pressoché totale assenza da qualche decennio della Dottrina Sociale della Chiesa negli itinerari formativi di parrocchie ed associazioni. E’dunque mancata fin qui l’individuazione condivisa dello strumento concreto da attivare per dar corpo alle idee, alle proposte. Prevalendo, a ragione, la convinzione dell’improponibilità oggi di un partito di ispirazione cristiana, ci si esercita diffusamente nel definire ciò che non si deve fare, ma latita l’ indicazione sulla strada da imboccare.
Un importante esponente del laicato cattolico su Avvenire ha recentemente commentato la proposta del Presidente della Cei di dar vita a un FORUM CIVICO sostenendo che un simile contenitore dovrebbe essere sostanzialmente un luogo in cui “ far incontrare, mettere insieme, generare processi”. Purtroppo, se si resta a questo, non si va oltre quanto già succede periodicamente con le Settimane Sociali, tanto ricche di analisi e proposte, quanto scarsamente incisive sulle scelte di chi legifera e governa, cioè decide delle sorti del Paese, da Roma a Carpi.
La quotidianità della politica si sviluppa secondo proprie dinamiche, dure ma ineludibili, ben diverse da quelle del semplice confronto culturale. E’ necessario perciò mettere in campo uno strumento il più possibile unitario ed autorevole, prepartitico sì, ma capace, oltre che di elaborare strategie, di formare le persone, di comunicare secondo le attuali modalità,nonché di esercitare ad ogni livello un’effettiva influenza sulle scelte legislative ed amministrative . Come? Anzitutto attraverso il sostegno ed il coordinamento ravvicinato e costante dei cattolici impegnati, ai vari livelli istituzionali, nei diversi partiti. Altrimenti l’”irrilevanza”lamentata difficilmente sarà superata. Di questa prospettiva sarà bene tenere realisticamente conto, senza facili illusioni.
Pier Giuseppe Levoni