Secondo Brunetto Salvarani
E’ in uscita un nuovo libro di Brunetto Salvarani nelle edizioni Laterza: ”Senza Chiesa e senza Dio. Presente e futuro dell’Occidente post-cristiano”, pagine 226. Ho potuto leggerlo in anteprima. L’autore è noto come biblista e teologo, specialmente nel campo dell’ecumenismo, di cui è docente presso la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna.
L’opera, senza pretese di futurologia, affronta il vasto problema dell’attuale affievolimento della pratica religiosa tradizionale e il suo diramarsi per molti sentieri. Qualcuno addirittura ha parlato di “esculturazione del cristianesimo”, cioè della “scomparsa del piedistallo culturale, che era stato costruito dal cristianesimo e che ha sostenuto la società europea fino a non molto tempo fa” (p. 13).
L’autore dedica una prima parte alle analisi sulla situazione e le sue radici sociologiche. Gli ultimi tre capitoli, di indole storico-teologica, analizzano i nuclei fondamentali del cristianesimo intorno ai quali potrebbe attestarsi un cristianesimo rinnovato dopo “il trasloco di Dio”: bibbia, Gesù, le rinnovate virtù teologali della fede, speranza e carità.
Le analisi dei sociologi non prevedono inversioni nell’attuale riduzione della pratica e dell’influenza delle chiese sulla società e sugli individui. C. Geffré intravvede un “cristianesimo non religioso”, mentre C. Theobald prospetta un cristianesimo “come stile”. Forse l’unico ottimista controtendenza è lo statunitense P. Jenkìns.
Già il cardinal Carlo M. Martini aveva aperto verso le nuove prospettive, con varie iniziative, come la “cattedra dei non credenti”. Ora papa Francesco, che propugna una “via di semplicità e autenticità”, segue una direzione che trova ascolto a livello mondiale con testi come il “Documento di Abu Dhabi” e l’enciclica “Fratelli Tutti”. Oltre a una dislocazione culturale, il cristianesimo andrà incontro a una dislocazione geografica verso il Sud del mondo, permanendo tuttavia la difficoltà di presa sull’Asia. Si riconosce ormai che la salvezza opera anche al di fuori dei confini delle chiese, non solo di fatto, ma anche di diritto, come affermato a suo tempo da alcuni teologi come J. Dupuis. Questo teologo gesuita, censurato qualche anno fa da Roma, ora viene riabilitato, come apprendiamo anche in una recensione del teologo (e vescovo di Modena e Carpi) Erio Castellucci su “Avvenire” del 19 febbraio2020 (p. 78).
Venendo ai capisaldi del futuro cristianesimo, Salvarani parte dalla bibbia, perchè “non c’è dialogo senza la matura consapevolezza della propria identità” (p.145). La bibbia, sciaguratamente assente da tanto tempo, è in realtà “il grande codice dell’Occidente e della fede cristiana”. Va ripresa anzitutto come “racconto”. Il secondo riferimento imprescindibile è Gesù. L’autore si diffonde sulla riscoperta, sia cristiana che giudaica della ebraicità di Gesù, sulla rinnovata attenzione sul “Gesù storico”, senza trascurare “il Cristo di una salvezza planetaria e cosmica(p. 148), come presentato da R. Pannikar. Non si parla invece della divinità di Cristo, riconosciuta dalle chiese.
Forse il capitolo meno atteso è l’ultimo dedicato alle “nuove” virtù teologali. La fede, in un tempo di “confini slabbrati e porosi”, potrà puntare, più che su realtà trascendenti, su uno sviluppo della fiducia nell’uomo, nella vita, antidoto all’attuale esagerata competività, che distrugge la socialità. La speranza non sarà proposta come sinonimo di ottimismo, ma come credere, alla pari di Abramo e soprattutto di Geremia, alla futura presenza di Dio nella salvezza collettiva. Infine una carità ospitale e disinteressata assumerà il volto della “compassione”, non solo dell’uomo per l’uomo, ma di Dio stesso per l’uomo. Le Chiese saranno aperte agli estranei dalla fede cristiana come ospiti, beninteso non sfidanti, ma interpellanti.
In questo volume, già così ricco e di interessante lettura, si potrebbero fare due aggiunte, certo di peso diverso. A p.17, accanto ai concili di Nicea e Costantinopoli (325; 381), andrebbero collocati, come documenti fondamentali del Credo cristiano, i concili di Efeso, Calcedonia, Costantinopoli III (431;451;681): proclamano la piena umanità di Cristo. Sarebbe anche da inserire il riscontro del rinvio della nota 10 di p. 224.
Salvarani conclude con un invito. “Guardare in faccia il nuovo è un’operazione complessa, e spesso dolorosa: in genere è più facile vedere ciò che conosciamo già, e non indugiare a capire che il mondo che ci era familiare non è più quello in cui viviamo. Ma questo è quanto ci viene richiesto, niente di più e niente di meno, se vogliamo prendere su serio la crisi” (p. 225). In questo compito non siamo al punto zero. L’autore ha offerto una ricca trama di elementi tratti da un vasto campo di esegesi biblica, teologia, letteratura, cronaca, musica che comunque offrono sia analisi che proposte valide e incoraggianti per il nostro futuro.
Carlo Truzzi