Nella sua nota del 12 settembre 2023 monsignor Manicardi si pone “Una domanda concretissima: si riuscirà ad attirare l’attenzione dei giovani e dei bambini, la cui quasi totale assenza dalle celebrazioni liturgiche è probabilmente decisiva nel far crollare il numero nei sondaggi sui praticanti regolari?” Riprendendolo, l’amico Levoni su questi schermi aggiungeva qualche numero “in vent’anni il numero dei “praticanti regolari” è sceso in Italia dal 36 al 19%, mentre i “mai praticanti” sono raddoppiati; ancora più grave la situazione fra i giovani (18-19 anni) che con assiduità partecipano solo per l’8%.”
E’ una delle questioni che con maggior forza si pongono all’attenzione della comunità ecclesiale e non solo di lei. Ci riferiamo al progressivo, in alcuni casi vertiginoso calo della frequenza alla messa domenicale da parte di quello che a noi piace continuare a chiamare, popolo di Dio. L’osservanza del precetto festivo è quasi sempre preso come indicatore.
Cose note ma se ci si ferma qui non la si racconta tutta.
I dati sono quelli che ha indicato Levoni. Si deve tuttavia tenere presente che il 19% di praticanti è comunque un numero rilevantissimo di persone e, quel che più conta, un numero che nessun altra associazione, gruppo sociale, partito o altro è in grado di aggregare. Tutte le domeniche la chiesa cattolica anche nella laicissima e scristianizzata Francia raduna un numero di persone che nessun altro organismo riesce a mobilitare. Quelli che parlano bene direbbero che la valutazione diacronica del fenomeno, la serie storica del calo della frequenza festiva, è drammatica, ma una riflessione in sincrono, osservando il fenomeno nel contesto sociale di oggi, ci dice altre cose. Quello che conta è probabilmente il fenomeno che sta sotto a tutto questo, quello che in via sintetica chiamerei il fenomeno della polverizzazione o sbriciolamento delle appartenenze sociali che riguarda anche il Cristianesimo ma molto di più altre realtà.
I dati di partiti, sindacati e qualsivoglia altro organismo che ha fatto la storia novecentesca in termini di tesserati e ancor più di partecipanti assidui a incontri che non abbiano una finalità prettamente ludica sono in tracollo. E si badi bene i frequentanti la messa domenicale testimoniano uno stile di vita, una scelta personale che prevede una continuità cadenzata settimanalmente quando non di più. Un impegno in termini di tempo assai maggiore di qualsiasi altro noi si riesca a immaginare. Non vuol essere questa mia una considerazione consolatoria o autocelebrativa ma il bisogno di tener presente che tutto questo accade in contesti in cui l’esperienza cristiana è intrecciata nel tessuto articolato della realtà sociale e da quella non si deve prescindere.
A quel fenomeno che abbiamo chiamato “polverizzazione delle appartenenze”, declinato nel passaggio avvenuto fra fine anni Settanta e inizi Ottanta, sono state dedicate intere biblioteche. Lo si è chiamato riflusso nel privato, perdita del senso della socialità e crescita dell’individualismo. Qui importa sottolineare che ha riguardato l’intera società, con riflessi non solo negativi e che, se ha coinvolto anche le esperienze di spiritualità di gruppo come la messa domenicale, questa continua ad essere un momento importante che connota la vita di una minoranza assai rilevante di persone che nessun altro soggetto attivo socialmente è in grado di aggregare.
L’attenzione ai giovani, che nei loro interventi sia don Gildo che Levoni hanno rimarcato, è evidentemente questione cruciale. Nulla può infatti escludere che anche per la Chiesa possa giungere il tempo di un declino irreversibile e ancor più accentuato di quello indubbiamente in atto. Il tempo dirà come andranno le cose. Qui vogliamo solo accennare a un fatto che ci sembra poco avvertito. I giovani non paiono mostrare una assenza di bisogno di spiritualità come una lettura superficiale dei dati potrebbe far pensare. Quello che, chi come me ha notato lavorando con loro, è che questo bisogno di spiritualità viene spesso soddisfatto da forme di spiritualità alternative come l’ascolto della musica, la lettura di un libro, la partecipazione a eventi a forte coinvolgimento emotivo.
Insomma c’è competition nel mondo dell’offerta di spiritualità nella ricerca di senso e di se stessi che coinvolge tutti noi e nondimeno i nostri millennial e la Generazione Z.
Mario Lugli