La presentazione il 5 ottobre in duomo della Lettera Pastorale per il corrente anno del vescovo Erio ha registrato un convinto ed universale applauso, a differenza della frattura (fra tifosi e perplessi) prodottasi clamorosamente il 15 agosto, dopo il terzo sfogo pubblico dell’ormai Emerito. Trascorso un settennio, caratterizzato da restauri importanti ( onore al merito), ma anche purtroppo da una guida pastorale auto centrica, gracile ed omissiva, la svolta radicale appariva con inequivocabile evidenza. Diciamo perché.
Anzitutto la novità assoluta di un testo di vera e propria proposta di impegno per la diocesi, del tutto assente negli anni recenti. Ma poi è essenziale cogliere la sostanza del documento, cioè l’ispirazione evangelica della sinodalità così come traspare nell’episodio dei discepoli di Emmaus, in un cammino insieme cui Gesù si affianca per illuminare e sostenere la loro fede. E’ questo il nodo centrale della catechesi continua di papa Francesco, che sollecita ogni pastore, diocesano o parrocchiale che sia, a camminare non solo davanti, ma pure con e dietro il suo gregge. E l’insegnamento riguarda anche le aggregazioni e i singoli fedeli, giacché, solo assumendo tale stile comunionale, si può crescere spiritualmente e svolgere in modo efficace il dovere di testimonianza missionaria.
Come nella pratica quotidiana si può adottare tale stile? Il Vescovo indica tre modalità , tre obiettivi. Ai fini del nostro argomentare sulla svolta interessa soprattutto il secondo, camminare con Gesù, diventando davvero Chiesa Questo implica per ogni pastore aver ben presente il rischio di cadere nel “clericalismo”, denunciato vigorosamente dal Papa, che consiste nel concepire la Chiesa e i suoi ministri come potere che spadroneggia. La Chiesa, universale e locale, non è una monarchia, ma sinodo, popolo di Dio che cammina nella storia. Dunque adottare una modalità di presiedere che, come è accaduto in questi anni, non interpelli o addirittura non istituisca gli organismi di partecipazione, cioè i consigli pastorali ad ogni livello,si rivela fortemente egocentrico e per nulla sinodale. Il vescovo Erio li definisce puntualmente occasioni di discernimento comunitario e luogo di “confronto” leale, franco e rispettoso, purché non cadano in un particolarismo privo di autentico senso di Chiesa.
Un ‘ulteriore “svolta” si registra allorché la Lettera, proponendo il terzo obiettivo, cioè la testimonianza del Risorto nel mondo di oggi, chiarisce che essa soprattutto “deve attualizzare, essere presente nel dibattito pubblico”, senza arroganza ma pure senza timidezza, riaffermando, nel confronto con altre culture e altre religioni, la nostra fede e la visione dell’odierna realtà che ne deriva. Perciò, oltre alle conferenza senza contraddittorio, alle mostre e ai concerti a palazzo, su cui si è puntato recentemente, occorre primariamente promuovere incontri e dibattiti, anche con chi ha diverse concezioni, sulle tematiche che contrassegnano l’attuale contesto socio-culturale.
Insomma, tutta un’altra storia.
Pier Giuseppe Levoni