Lancia il sogno di parrocchie nuove il documento della Congregazione per il clero del 29.6.2020. E’ intitolato La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa.
Non pare che abbia ricevuto particolare risonanza. Forse i vari “punti fermi” di tipo canonistico e teologico non rendono simpatico il documento. Danno al testo il tono di “disciplinamento” del vario flusso dell’attività pastorale nel mondo. Non è esattamente così. Opportunamente, ad esempio, si ribadisce che a capo di una parrocchia può esserci solo un presbitero (66;87s;111). Questo però non è un rinforzo al clericalismo. Si afferma piuttosto la struttura sacramentale-teologica della parrocchia, che non è assimilabile a una filiale o diramazione di un’impresa. Noto nessun progresso sulla fisionomia del diaconato (81-82), ma in compenso si hanno varie aperture nel servizio dei laici, delle donne, delle suore (83-90;94-100).
Il lancio del sogno, la cosa più interessante la trovo all’inizio del documento. Viene abbandonata la definizione rigida di parrocchia (un territorio, un parroco), per dare importanza alla dimensione relazionale dei fedeli. “Però, specialmente oggi, il territorio non è più solo uno spazio geografico delimitato, ma il contesto dove ognuno esprime la propria vita fatta di relazioni, di servizio reciproco e di tradizioni antiche…Sembra quindi superata una pastorale che mantiene il campo di azione esclusivamente all’interno dei limiti territoriali della parrocchia” (16).
In questa direzione fece un passo importante il vescovo Tinti, istituendo nel 2006 in diocesi otto Zone Pastorali. Furono sostenute per due o tre anni, ma poi, abbandonate a se stesse, languirono e alcune sono morte del tutto o quasi. Tentativi di ripresa non ebbero seguito. Dopo la ricostituzione del Consiglio Presbiterale e del Consiglio Pastorale Diocesano – ancora incompleto (cf art. 2E dello Statuto) -, sarebbe urgente il rilancio delle Zone Pastorali. In particolare una ridefinizione delle stesse sembra opportuna, specialmente per il Comune di Carpi. In questo caso si dovranno adottare provvedimenti specifici (49). La parte decisiva del rinnovamento comunque è nelle mani dei presbiteri.
A proposito di preti merita anche un particolare interesse la direttiva riguardante il trattamento dei parroci rinunciatari (73s): vanno trasferiti e non “rottamati”. Nessuno dovrebbe dire: ”il modo ancor m’offende”.
Don Carlo Truzzi