Il 24 aprile è morto improvvisamente e prematuramente Paolo Trionfini, esponente del cattolicesimo nazionale e diocesano e docente associato di storia contemporanea all’ Università di Parma. Nell’Azione Cattolica diocesana era stato Presidente Giovani dal 1992 al 1998, poi diocesano (1998-2004). Aveva fatto parte della Presidenza Nazionale dell’Azione Cattolica,Settore Adulti dal 2005 al 2011. Lascia innumerevoli studi storici, come Storia dell’Italia repubblicana (1946-2018) e sguardi su innumerevoli tematiche storiche, anche scottanti come: Margotti, M.- P. Trionfini. Catholics and Violence. Sources, Interpretations, and Open Questions in Recent Historiographical Production, nella rivista Cristianesimo nella storia 46.2 (2024)517-530. Ha pubblicato studi biografici anche su figure locali come don Zeno, Mamma Nina, Gioacchino Malavasi (un fondatore della Democrazia Cristiana). E’ impossibile dare conto qui di così tante ricerche.
Voglio solo ricordare che, richiesto, aderì volentieri a Scintilla fin dall’inizio, ma poté intervenire alle riunioni solo all’inizio, data la sua residenza a Parma.
Non posso dimenticare un suo robusto contributo, poi negletto dai più, di ben sessanta pagine e 143 note: Una chiesa locale nel post-concilio. La diocesi di Carpi 1962-1998, pubblicazione a stampa presso la Curia Vescovile di Carpi, datata 25.08.1998. Il saggio, seguiva alle discussioni di un gruppo a cui parteciparono, oltre al sottoscritto, don Callisto Cazzuoli, don Claudio Pontiroli, Tiziana Foroni, Tiberio Guerrieri, Florio Magnanini e lo stesso Paolo Trionfini.
Le parole di quel saggio a mio parere sono valide anche oggi per la diocesi di Carpi, che, dopo un netto peggioramento negli anni 2012-2019, vive una certa ripresa in tempi recenti. Riportare le sue parole mi sembra un necessario omaggio a Paolo e un a buona provvista di viaggio per noi.
“In particolare – scriveva nelle conclusioni a p. 49s – nel corso di questi decenni, più volte è emerso il senso “astorico” della comunità ecclesiale carpigiana che, nell’impostare le sue linee pastorali, ha fatto più affidamento su una cultura deontologica che su una adeguata analisi della realtà. …occorrerebbe attivare strutture permanenti di ascolto e scambio che riescano a innervare uno stile di corresponsabilità…
Un secondo elemento che ritroviamo in continuità in questi quasi quarant’anni, rimanda alla difficoltà della compagine ecclesiastica ad assumere una dimensione progettuale di respiro nella propria azione pastorale, che spesso ha finito per risentire di comportamenti appiattiti sul presente. …la chiesa locale – al pari della società in cui era inserita – ha proiettato verso l’esterno un’immagine in cui mostrava di sapere usare bene “le mani” nel settore caritativo, nell’educazione dei giovani e perfino nell’edilizia, mentre si trovava più a disagio nel pensare.
Infine un terzo motivo di una serie che può essere ulteriormente allargata, è rinvenibile nell’impermeabilità alle sollecitazioni pastorali dei vescovi e alla maturazione di una comunione ecclesiale in chiave di corresponsabilità. Più volte le parrocchie e altri settori della chiesa carpigiana si sono mosse secondo registri autonomi, così come simmetricamente gli orientamenti episcopali non hanno tenuto in debito conto le dinamiche preesistenti…”
Il miglior omaggio che possiamo fare a Paolo è onorare concretamente le idee, ancora, preziose, che egli ci ha donato
Carlo Truzzi