NUOVA DIOCESI IN STILE SINODALE

Nuova Diocesi in stile sinodale

SI  PARTE  IN  SALITA

Il processo di unificazione delle due diocesi sta arrivando alla sua prova del fuoco. Due sono le questioni in cantiere: anzitutto la nomina, “entro l’estate” si era detto, ma pare che tutto slitti, del Vicario Generale, del Vicario per la Pastorale, con i due laici Delegati per gli ambiti ANNUNCIO e PROSSIMITA’ e relativa Segreteria, nonché dei responsabili dei servizi ed uffici diocesani e dei VICARI dei cinque ambiti territoriali in cui è stata ripartita la nuova diocesi. La scelta, da parte del Vescovo, delle persone destinate a ricoprire incarichi di sostanziale rilevanza sarà indicativa sotto molti aspetti, quali, ad esempio, la disponibilità della diocesi di risorse umane di livello adeguato, e l’apporto specifico che la realtà carpigiano-mirandolese avrà saputo fornire a don Erio.

Non meno delicata ma ben più complicata appare la seconda questione in campo, cioè la creazione delle assemblee costituenti di ciascun Vicariato. A metà giugno è pervenuta a tutti i parroci una LETTERA (con annessa Traccia di Lavoro), che li invita a mobilitare i rispettivi Consigli Parrocchiali o di Unità Pastorale, affinché assumano piena consapevolezza dei nuovi criteri prioritari, individuati a livello diocesano, su cui concentrare l’impegno. Inoltre giungano ad “identificare due FIGURE LAICHE rappresentative dell’ambito dell’ANNUNCIO (catechesi, iniziazione cristiana, ecc.) e dell’ambito della PROSSIMITA’ (Caritas parrocchiale, azione sociale, ecc.), che rappresentino la loro comunità in un’ASSEMBLEA VICARIALE “costituente”. Di questa faranno parte anche sacerdoti, religiosi, religiose, diaconi e componenti delle Associazioni o realtà presenti nel territorio vicariale.

Ora, in settimane abitualmente animate da campi estivi e sagre, per di più con non poche persone in vacanza fuori zona, gli inizialmente auspicati “tempi brevi” non possono certo essere rispettati, se si vogliono fare le cose seriamente, in clima collegiale, pardon sinodale, e non sbrigare tutto trovando due volonterosi da segnalare come membri dell’Assemblea Vicariale. 

Occorreranno infatti tempi lunghi per far maturare a livello di base una strategia pastorale che pensi le strutture di servizio “non tanto a partire da ciò che la Chiesa offre (annuncio, liturgia, carità), ma dagli ambiti vitali in cui la gente è immersa (affetti, lavoro e festa, fragilità, tradizione, cittadinanza)”. Non si tratta certo di novità, ma di indicazioni formulate quasi vent’anni fa dal Convegno della Chiesa Italiana a Verona.  Come spiega la TRACCIA DI LAVORO proposta: “Agli organismi parrocchiali è richiesta una progettazione flessibile, che, superando le singole specializzazioni, si apra ad azioni sinergiche di pastorale integrata tra diversi organismi su progetti condivisi, che prendano ispirazione dalle esperienze, dai luoghi e dai tempi abitati dalla gente”.

Esortazioni condivisibili, ma è lecito nutrire qualche perplessità se si considera la distanza fra le ideali mete indicate dalla TRACCIA e la concreta realtà vissuta quotidianamente fin qui all’interno degli organismi di partecipazione, ovviamente con qualche positiva eccezione, laddove la formazione aggiornata del pastore e dei collaboratoti e le risorse disponibili hanno consentito lodevoli esperienze. E’ sperabile che si utilizzino davvero i consigli spiccioli che il documento fornisce per il discernimento locale: INDIVIDUARE i bisogni pastorali più urgenti, gli ambiti di vita prioritari da privilegiare, le risorse umane e materiali disponibili.

Vale però una preoccupazione di fondo che riguarda tutto l’organigramma prefigurato, sulla cui logica complessiva si può di massima convenire, nei suoi tre livelli: diocesano, vicariale, parrocchiale (di zona o unità pastorale). Mi riferisco alla corretta METODOLOGIA di lavoro che tutte le istanze in gioco dovrebbero avere la lucidità e la costanza di adottare. Lo schema pone al centro il SERVIZIO DI COORDINAMENTO, che le équipes diocesane e vicariali sono chiamate a svolgere. Ora affinché tale ruolo non resti puramente nominale, e quindi inefficace, OCCORRE non solo che siano in grado di mantenere un costante e non episodico contatto con le realtà coordinande, da un lato per garantire il reciproco flusso di informazioni, richieste e sollecitazioni; dall’altro per controllare che gli obbiettivi pastorali individuati vengano con coerenza e concretezza operativa perseguiti.

Ma OCCORRE, pure che le realtà oggetto di coordinamento forniscano a chi di dovere una documentazione puntuale dell’attività svolta. Non sembri un memento fuori luogo. Chi è stato membro in questi anni degli organismi di partecipazione parrocchiale o zonale può testimoniare che troppo spesso il tutto si risolveva in uno scambio di idee a ruota libera sulle cose da fare nei tre o quattro momenti topici dell’anno pastorale.

In effetti il punto delicato riguarda proprio la composizione e il concreto funzionamento di tali organismi. Non a caso il DOCUMENTO FINALE del Sinodo dei Vescovi, nel sottolinearne la fondamentale importanza,ne chiede l’obbligatorietà, definita modificando la normativa canonica, non più solo in termini consultivi, ma pure decisionali, dedicando i paragrafi 103-108 all’argomento: “Una Chiesa sinodale si basa sull’esistenza, sull’efficienza e sulla vitalità di questi organismi di partecipazione”. (104)

Garantire efficienza e vitalità comporta sia un particolare convinto impegno di chi li guida, sia una disponibilità generosa a collaborare di chi ne fa parte, con l’adozione di un corretto criterio gestionale, che preveda frequenti incontri, la possibilità che i componenti possano “proporre temi da inserire all’ordine del giorno” (n.105) e la registrazione chiara di quanto discusso e deliberato.

Da tutto ciò appare evidente che la messa a regime del complesso organigramma, proposto dal vertice diocesano ai parroci, richiede certo tempi adeguati ed un ingente investimento di risorse umane, che può sortire gli effetti sperati solo se, attraverso una capillare azione informativa e formativa, tutti gli attori chiamati in causa si impegnano per contribuire positivamente al processo posto in atto dall’unificazione, da vivere in stile sinodale.

Pier Giuseppe Levoni