Se si snobba “Scegliamo la Vita”
Anche un gruppo di carpigiani nelle scorse settimane ha partecipato a Roma alla manifestazione “Scegliamo la Vita”, definita da Vatican News “il più importante evento pubblico in Italia a promozione e difesa della dignità della vita umana dal concepimento alla morte naturale”, che ha visto l’adesione di 130 realtà ed associazioni.
Il Papa alla vigilia ha inviato un messaggio di ringraziamento agli organizzatori e ai partecipanti alla marcia, esortando ad “andare avanti con coraggio nonostante ogni avversità, poiché la posta in gioco, cioè la dignità assoluta della vita umana, dono di Dio Creatore, è troppo alta per essere oggetto di compromessi o mediazioni”.
La manifestazione, ispirata dal recente documento del Dicastero vaticano per la Dottrina della Fede Dignitas Infinita ha inteso, secondo il portavoce Massimo Gandolfini, presidente del Family Day, contrastare la “cultura di morte”, come la chiamava Giovanni Paolo II, e la “cultura dello scarto” come la definisce papa Francesco,. Una cultura i cui frutti malsani per la convivenza sociale sono l’aborto, la scarsa attenzione agli anziani ai disabili e ai malati.
Si chiedeva di evitare la deriva eutanasica garantendo un dignitoso accompagnamento alla morte con le cure palliative; di tutelare la maternità e la vita nascente, evitando pratiche che violano e mercificano la vita delle mamme e dei bambini come la maternità surrogata. Si interpellava la società e il mondo della politica a sostenere la famiglia e la vita, via privilegiata per promuovere il bene comune e avere una viva speranza nel futuro.
Sono le PAROLE, che i discorsi e gli scritti dei Papa, dei Cardinali e dei Vescovi propongono alla riflessione e alle scelte concrete delle persone, degli attori sociali, delle forze politiche e dei governanti. Fanno parte dell’insegnamento tradizionale e recente della Chiesa, ma purtroppo hanno un difetto: quasi sempre restano parole, scritte o proclamate. Quasi mai assumono la concretezza dirompente dei GESTI, soprattutto se riguardano valori come vita e famiglia, cioè l’ambito bioetico, quello in cui spesso si trova il muro di gomma, o peggio il rifiuto e il dileggio di una cultura individualistica, che eleva a “diritti” pratiche che sovente calpestano“diritti” altrui e sempre disgregano il tessuto sociale.
Al contrario, quando si tratta dei valori eco-sociali (pace, ambiente, giustizia, accoglienza,ecc.) GESTI eclatanti, che accendono i riflettori dei media, accompagnano largamente le esortazioni scritte e le omelie, nella sicurezza di incontrare il consenso e l’approvazione dei più. Abbiamo visto tanti esempi in proposito, con prelati dei diversi ordini e gradi alla testa di cortei o manifestazioni, in certi casi anche in viaggi lontani, per denunciare situazioni di guerra, di sfruttamento, di tragedie in mare dei migranti e di minaccia per il futuro del Creato.
Insomma due pesi e due misure, denunciati anche in occasione della Settimana Sociale di Trieste dal nostro don Erio con la metafora efficace “Il grembo e il barcone”, nel quale sottolineava esemplarmente la necessità di porre la MEDESIMA attenzione al dramma dell’aborto, che registra più morti innocenti di ogni altra causa, e al fenomeno migratorio.
A meno che, più o meno inconsciamente, pastori di ogni grado considerino, per non essere bollati come tradizionalisti o conservatori dalla mentalità corrente, taluni valori di serie A, meritevoli di pubblico “visibile” impegno, e altri di serie B, per la difesa dei quali è scomodo o inutile compiere GESTI che potrebbero disturbare qualcuno.
Il dubbio è lecito se succede che il telegiornale di TV 2000 e Avvenire, i due strumenti principali di comunicazione della Cei, hanno relegato in secondo piano la cronaca della marcia “Scegliamo la vita”, una manifestazione cui nessun vescovo o cardinale ha preso parte. Queste assenze finiscono per far considerare dai mass media dei fanatici reazionari, o addirittura fascisti i fedeli laici impegnati seriamente su questo fronte.
In proposito, senza timore di sgarrare dal politicamente corretto, il Direttore Responsabile di Notizie, don Bruno Fasani, ha scritto: “Mi sono rotto di sentir dire che chi non è favorevole all’aborto è fascista. Nessuno può pretendere che una libertà, per quanto legale, sia anche automaticamente morale. Nessuno può ritenere che le obiezioni su questo tema siano riconducibili a una cultura fascista (come ha sostenuto qualche leader politico in occasione del gaypride di Roma. NdR). I cristiani hanno il dovere di rivendicare la loro libertà di coscienza e di pensiero, impedendo d’essere appiattiti strumentalmente su posizioni ideologiche dettate dai partiti”.
Urge quindi maggior coerenza e maggior coraggio. Ottime le parole, ma meglio se condite con GESTI pubblici che ne concretizzino emblematicamente il messaggio. Senza distinzioni nella difesa dei valori proposti dall’insegnamento sociale della Chiesa.
Pier Giuseppe Levoni