Lo stile e il resto

solo la chiarezza contribuisce

Nella lettera pastorale “E camminava con loro”, mons. Castellucci affronta anche il tema della testimonianza cristiana nel mondo di oggi, resa “complessa” dal processo di scristianizzazione. E sottolinea l’esigenza di “cammini non contro e nemmeno semplicemente accanto, ma con i nostri contemporanei”. La distinzione fra le due ultime preposizioni non è di poco conto: infatti ci si può trovare vicino agli altri come il levita o come il samaritano, cioè  indifferenti o solidali, spettatori passivi o persone impegnate  a portare il messaggio di salvezza e ad amare concretamente il prossimo, secondo il mandato di Gesù e il magistero della Chiesa.

Ora sicuramente lo “stile”, come ricorda don Erio, è fondamentale quando si dialoga e ci si confronta: si tratta non di imporre ma di proporre. Il problema però riguarda il contenuto della proposta, cioè su che cosa invitiamo a riflettere  quanti incontriamo. E’ infatti evidente che, al di là del prioritario annuncio della Risurrezione, il resto è piuttosto corposo; riguarda sia l’ambito strettamente individuale che quello del convivere in una realtà multiculturale, nella quale i cattolici sono sempre più minoranza. Soprattutto in questa seconda dimensione la difficoltà aumenta, ed entrano in gioco, come precisa il Vescovo “tutti i grandi capitoli della dottrina sociale e dell’antropologia cristiana: vita, famiglia, educazione, pace, giustizia, rispetto del creato”. 

Su questi capitoli si giocano valori , definiti da Benedetto XVI  non negoziabili, mentre papa Francesco ha detto, rispondendo a braccio a un giornalista: “I valori sono valori e basta, tutti  utili e indispensabili come le dita della mano”. Chiaro, no? La loro declinazione concreta è però in certa misura inevitabilmente fonte di valutazioni e scelte diverse, anche all’interno dei cattolici. Ma la polemica contrapposizione nei laici ( e non di rado nel clero) fra  tradizionalisti e  progressisti, fra conservatori e innovatori, non giova sicuramente  alla credibilità della proposta cristiana. Si può  ridurre sensibilmente questo rischio, quando  in primo luogo si tiene saldo il criterio che il quadro valoriale ha senso come tutto . Se ciascuno, pastore o laico, fa riferimento, per sensibilità ed esperienza personale, solo o in misura preponderante  all’una o all’altra tematica, trascurando le altre, svilisce l’originalità e la peculiarità del messaggio cristiano.

Non può in tal caso suscitare meraviglia la disinvoltura con cui i media interpretano testi o discorsi, bollandone prontamente l’autore (singolo o collettivo) come riformista o nostalgico. 

Solo un saggio ed equilibrato riferimento (nel dire e nel fare) a tutti i grandi capitoli ricordati dal Vescovogarantisceuna salda formazione delle persone, ne rende integra la testimonianza, sdrammatizza le divergenze ed evita che il dialogo scada a cicaleccio babelico, o peggio a scontro.

Pier Giuseppe Levoni