Le omelie di Don Nino

Don Nino catturava l’attenzione dei nostri figli, anche piccoli, prendendo spunto da episodi della sua infanzia o da vicende dei suoi scout, con l’intento di ispirarsi alla vita, anche quotidiana, e sviluppare poi, alla luce del Vangelo, riflessioni appropriate. 

Sappiamo tutti che l’abilità nel raccontare ha un grande potere: meravigliare per poi introdurre la vera e propria narrazione. E’ una tecnica consolidata. Nell’Evangelii  Gaudium Papa Francesco raccomanda attenzione a questo aspetto: “Alcuni credono di poter essere buoni predicatori perché sanno quello che devono dire, però trascurano il come, il modo concreto di sviluppare una predicazione” (156).

I commenti di don Nino, l’interpretazione della Parola passavano attraverso la sua persona: prima di proporcela, l’aveva meditata e confrontata con la sua stessa concezione di vita, coerente e lineare. Anche il linguaggio si ispirava alle forme e ai simboli della comunicazione scout: la strada per indicare la vita, la progressione, il gioco nel suo valore educativo, la necessità di lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato. 

Parlare per immagini aiuta a far apprezzare il messaggio che si vuole trasmettere, lo fa sentire più accessibile e familiare. Diceva già Paolo VI che i fedeli “si attendono molto da questa predicazione, e ne ricavano frutto purché essa sia semplice, chiara, diretta, adatta”. (Evangelii Nunziandi, 43)

Anche nella sua attività pastorale è stato antesignano dell’evangelizzazione con le immagini, ricorrendo ad un sapiente uso della fotografia e dell’animazione teatrale e di un circuito cinematografico rivolto ai ragazzi e alle famiglie.  Non si era sottratto alle moderne forme di comunicazione per mantenere e coltivare i contatti con i suoi ragazzi e ragazze.

Gabriella Contini