La violenza sulle donne non si ferma

La violenza sulle donne non si ferma

L’attenzione al problema della violenza contro le donne è di drammatica attualità in questi giorni poiché la vittima è una giovane ragazza, Giulia, uccisa dal fidanzato, che lei aveva ormai lasciato. A questo si aggiunge il fatto che la ragazza stava per laurearsi, mentre l’ex fidanzato era rimasto indietro con gli esami. C’era quindi un duplice motivo per giustificare l’assassino: la sua mascolinità ferita e il suo orgoglio mortificato. Si potrebbe osservare che ormai da molti anni le ragazze ottengono migliori risultati negli studi, che una laurea è motivo di orgoglio per i familiari, per le amiche e amici, ma questo ragazzo ha covato sentimenti di rabbia e rivalsa sfociati in un piano di distruzione prima di tutto di se stesso e di una ragazza che aveva il diritto di vivere. Si può anche aggiungere che di solito i femminicidi avvengono tra coppie più mature e non tra ragazzi e ragazze così giovani, per i quali speravamo che fossero caduti i muri della sopraffazione e della violenza.La sorella della vittima è più volte intervenuta per ribadire l’origine di tanta violenza ”…Lui non è un mostro, è un figlio sano della società patriarcale che è pregna della cultura dello stupro …. quell’insieme di azioni volte a limitare la libertà della donna. Il femminicidio non è un delitto passionale.….è un delitto di potere, è un omicidio di Stato perché lo Stato non ci tutela”. Anche il padre è intervenuto, sostenendo che ”da questa vicenda deve nascere qualcosa”.   In relazione ai fatti si sono quindi mobilitati governo, partiti, ministero della pubblica istruzione, con lo scopo di introdurre corsi accelerati di reciproco riconoscimento tra i generi, sottovalutando il fatto che la famiglia, la scuola possono essere luoghi privilegiati di convivenza, in cui gli adulti sono in grado di offrire rapporti incentrati sul reciproco riconoscimento, tutti i giorni dell’anno. Non solo, ma già nelle scuole esiste una figura di riferimento che si occupa dell’educazione all’affettività e mantiene i rapporti con le istituzioni quali il consultorio, il Centro per le famiglie, inoltre ogni singola scuola stabilisce una convenzione che assicura l’intervento della psicologa o dello psicologo per ragazzi e genitori che ne fanno richiesta. La famiglia può essere comunque il luogo dove il rispetto per il femminile si realizza giorno per giorno, nei fatti e non a parole, dove non cisi insulta,  dove un ragazzo impara il rispetto reciproco.      

 Come arginare il fenomeno? Secondo autorevoli analiste/i i fronti sono diversi, a cominciare dall’informazione che spesso si serve di termini come raptus, ”tempesta emotiva”, quando si tratta di pedinamenti, appuntamenti studiati per vendicarsi, servendosi anche di sicari. Questo genere di informazione rischia di trasmettere l’idea che l’uomo è forte, quando invece si tratta di incapacità a gestire se stessi. In sostanza sono uomini che non hanno elaborato la diversità di genere tra uomo e donna come ricchezza, addirittura una discreta percentuale, circa il 25% ritiene che la gelosia sia una manifestazione di amore. Al contrario l’80 % delle donne ritiene che la gelosia sia un problema.  Anche la parola “patriarcato” ritorna in tanti interventi, ma perché anche i giovani commettono delitti, perché già i ragazzini pretendono di controllare il cellulare della loro e ragazza e le sue amicizie? Capita anche a Carpi che si verifichino scontri tra gruppi di  ragazzi che rivendicano il  preteso controllo  di una ragazza.

Volendo risalire alle origini del fenomeno, vale la pena chiarire la parola patriarcato, perché da una parte è in crisi da tempo la figura del padre, indebolito da una donna che non è disposta a subire il suo potere, dall’altra bisogna allora distinguere , come dice Recalcati, tra “patriarcato e principio paterno che argina la violenza, perché limita la spinta a voler essere tutto”. Sono infatti concordi educatrici ed educatori sulla necessità di un recupero della figura paterna, più portata a stabilire rapporti di amicizia che a instaurare un rapporto educativo, di riferimento per il figlio. C’è anche chi sostiene che la più importante rivoluzione del secolo scorso è stata quella femminista e che per superare il gap tra uomini e donne mancano 135 anni (Global Gender Gap)…

Sul problema il nostro presidente della Repubblica così si esprime: “Quando ci troviamo di fronte a una donna uccisa, alla vita spezzata di una giovane, a una persona umiliata verbalmente o nei gesti della vita di ogni giorno, in famiglia, nei luoghi di lavoro, a scuola, avvertiamo che dietro queste violenze c’è il fallimento di una società che non riesce a promuovere reali rapporti paritari tra donne e uomini”. 

A Carpi dal 2008 esiste il Centro Antiviolenza del Comune che copre anche il territorio delle Terre d’argine, con un numero di telefono attivo 24/h (059 650302) ed un centro di ascolto con personale qualificato, in grado di orientare le donne che vi si rivolgono. Usufruisce anche di un appartamento emergenza per chi deve essere allontanata in tempi brevissimi da una situazione pericolosa e di una casa rifugio in cui nel corrente anno sono stati accolti quattro nuclei familiari, costituiti da donne con bambini. 

A Carpi esiste anche dal 2003 Agape, che non è una casa rifugio, ma è nata per sviluppare progetti educativi rivolti alla genitorialità e all’autonomia delle madri. Accade che, tra le madri inviate dai servizi sociali, ci sia anche una percentuale di donne su cui è stata esercitata una forma di violenza, ma questo non si può generalizzare. Oltre a quella di via Matteotti, dove nel 2022 sono state accolte 14 mamme e 22 bambini, che convivono, Agape gestisce altre case, in cui la gestione avviene in forma più  autonoma.   

Gabriella Contini