La ricomparsa dell’autoritarismo

Pifferaio

Il bisogno di regole e limiti può favorire l’uomo solo al comando

La nostra epoca ha visto cadere il principio di autorità. Tale principio è stato bersaglio, assieme alle figure che lo interpretavano e fra le prime quella del padre, delle critiche del ’68 contro un sistema patriarcale.  Ne è conseguito che le istituzioni forti, Stato, Chiesa, famiglia non sono più riconosciute come riferimenti utili e necessari.

Tuttavia il credere che il superamento di chi impersona funzioni ideali e normative liberasse i soggetti e li salvasse dal peso del vivere, si è rivelato illusorio.

Da un lato assistiamo ad una pseudo liberazione che di fatto porta i genitori, e i padri in particolare a ritirarsi dal ruolo normativo, di colui che sa dire all’occorrenza “no”. Tale ruolo dall’altro lato prevede che il padre sappia trasmettere il desiderio vitale alle nuove generazioni.

Oggi si assiste invece, sempre più, all’esigenza di sentirsi amati dai figli e di non tollerarne l’insuccesso.

La difficoltà di porre regole e limiti è avvertibile in ogni istituzione, e non solo nella funzione paterna, basti pensare alla politica e ad ogni istanza che cerchi di fissare perimetri all’azione sociale.

Le nuove generazioni in questo quadro crescono spiazzate e confuse, e non per colpa loro.

Soprattutto nella preadolescenza e nell’adolescenza l’assenza di figure significative può risultare pericolosa, per una generazione che, al di là delle facili etichette, alcuni specialisti hanno definito di “fragili e spavaldi”.

I giovani cercano regole e limiti in famiglia e spesso trovano genitori-amici, per cui c’è ci ha parlato di “famiglia adolescente”.  Cercano nella rete e nel mondo digitale quei rapporti che viso a viso sembrano loro più difficili e impegnativi. 

Sullo sfondo c’è un sistema di esasperato consumismo che isola le persone sole con se stesse, ma spinte a desiderare un consumo sfrenato, ma inappagante.

Molti osservatori tuttavia sono concordi nel dire che i giovani sono alla ricerca di adulti credibili e competenti e quando li trovano prestano loro ascolto.

Ma vi sono anche gruppi giovanili che guardano alla forza e alla violenza, come il tifo ultras di tante squadre di calcio e i gruppi neofascisti.  Questi sembrano rivolgere ad obiettivi comuni le loro frustrazioni e sembrano accomunati dal bisogno di avere un capo, regole forti e di avere dei “nemici”.

Al fondo di questo contesto c’è un rischio. Il bisogno di dare un senso alla propria vita e l’inespresso bisogno di regole e limiti, può favorire l’interesse per figure che si propongono in modi semplificatori e attraenti con la promessa di risolvere i problemi di tutti e di ciascuno.

Una recente statistica effettuata nel Nordest, una delle zone economicamente più ricche del Paese, evidenzia che il 61% delle persone vede bene un uomo forte al comando, magari da solo e con le mani libere per reprimere ciò che desta insicurezza. (Famiglia domani, n.3/2019, p. 12).

Si affacciano all’orizzonte politico e sociale pifferai che nulla hanno di magico, ma sanno raccontare bene favole che ad occhi ed orecchie inesperte possono sembrare attrattive. Figure che fanno credere che loro sanno cosa fare senza dubbi. L’autorità potrebbe allora tornare nelle forme malate già sperimentate nel nostro paese.

E’ anche per questa ragione che occorre rimettere al centro dell’attenzione e degli interventi l’educazione e la capacità di discernimento.

Renzo Gherardi