La difficile scommessa

La difficile scommessa

Dare carne al “nuovo umanesimo”

In questi giorni, dopo l’elezione inaspettata di Elly Schlein alla segreteria del PD con la conseguente prevedibile svolta radicale a sinistra di quel partito, i commenti hanno occupato larghi spazi sui mezzi di comunicazione e nei dialoghi fra chi si interessa di queste vicende. A partire dall’ambito locale, dove ci si interroga sulla ricaduta che la novità potrebbe produrre sulla scelta del nuovo sindaco alle amministrative del 2024.

A riprova del disagio, in cui non pochi militanti PD versano oggi, sta la decisione resa pubblica dell’ex-segretario cittadino di non rinnovare l’adesione, per protesta contro un metodo elettorale che ha consentito, con le primarie “aperte”, il ribaltone, rendendo inutile il voto preliminare espresso dagli iscritti. E’ in questo clima che i commentatori si chiedono come reagirà la componente “cattolico-democratica” del PD, qualora la Schlein confermasse nella prassi certi orientamenti da lei annunciati  nelle ultime settimane.

Torna quindi ancora una volta in evidenza l’irrisolto problema dell’irrilevanza politica di un mondo cattolico, che, se pur quantitativamente ridimensionato, svolge tuttora un ruolo efficace sul piano sociale e formativo. Dopo la fine della Democrazia Cristiana prima, e del Partito Popolare poi, la diaspora nelle diverse forze partitiche da un lato, e il contemporaneo prevalere fra i fedeli di ottiche diverse dal diretto impegno dei laici nell’agone prettamente politico, hanno determinato il paradosso di una base sostanzialmente dispersa e ininfluente, e di una gerarchia (Papa e CEI) fortemente sovraesposta su questo terreno, con non poche, per lo più inespresse, ma profonde perplessità intraecclesiali.

Eppure non si contano gli appelli dall’alto ai laici affinché non trascurino “la possibilità di esprimere le loro convinzioni nel dibattito pubblico, sostenendole con motivazioni razionali e mettendole sul tavolo come una delle voci della società”, come scrive il vescovo Erio nel suo libro “Benedetta crisi!”. E papa Francesco, nell’”Evangelii Gaudium” ricorda che “la vocazione e la missione propria dei fedeli laici è la trasformazione delle varie realtà terrene affinché ogni attività umana sia trasformata dal Vangelo” (201)

 Il problema però concerne la modalità con cui porsi in relazione con il contesto socio-culturale di oggi. Finché sono singoli anche autorevoli, oppure gruppi e associazioni particolari, ad  esprimersi e a proporre, l’efficacia dei loro interventi è modesta e dura lo spazio di un mattino, nella babele del dibattito complessivo delle idee e dell’imperversare dei messaggi sui media.

Solo trovando uno strumento unitario e di forte capacità comunicativa a livello nazionale si potrà superare l’attuale fragilità delle varie voci laicali. Non è tempo forse per un vero e proprio “partito”, quanto piuttosto di un organismo politico-culturale, capace di aggregare in sintesi virtuosa le varie anime della comunità ecclesiale e di renderne robusto ed influente sul piano pubblico il messaggio che si vuole recare.

Dopo numerosi e sempre inefficaci tentativi di costruire questa “rete”, sembra che qualcosa stia maturando. Nei giorni scorsi una piattaforma di una quarantina di sigle, che si ispirano al popolarismo sturziano, si è ritrovata a Roma, nella convinzione che, se i cattolici hanno un pensiero e una tradizione da riscoprire e valorizzare, hanno anche il “dovere” di darsi un’organizzazione adeguata allo scopo.  L’economista Stefano Zamagni, uno dei promotori di “Insieme”, forza politica che aderisce al progetto, sintetizza così l’obiettivo: “Un nuovo umanesimo da promuovere nel solco della Dottrina Sociale della Chiesa e dell’economia sociale di mercato”. Come? Superando l’attuale esasperata personalizzazione del confronto politico e la cooptazione dall’alto dei partiti. Un impegno quindi che deve scaturire dal basso, dalle realtà locali, per restituire dignità ad una politica “senza pensiero”, condizionata solo dalle esigenze di un’ininterrotta “campagna elettorale”. 

 Non mancano energie intellettuali e capacità organizzative adeguate allo scopo anche nella nostra de facto unica arcidiocesi Modena-Carpi. Perché non avviarsi allora anche qui in questa prospettiva, abbandonando sterili campanilismi, aggregando le potenzialità di sigle, donne e uomini sensibili a questa “difficile scommessa”?  In primo luogo per non essere isolati e pallidi interpreti, o semplici spettatori anche nel rinnovo delle Amministrazioni Comunali che  interpellerà i cittadini l’anno prossimo.

Pier Giuseppe Levoni