La democrazia è un valore irrinunciabile?

A proposito di democrazia

In Occidente la democrazia è considerata un valore irrinunciabile. Al punto da considerare una guerra con numerosi morti e distruzioni di ogni tipo, come quella in Ucraina, un male minore rispetto alla sua rinuncia. Pur ritenendo con assoluta sicurezza che la democrazia con tutti i limiti resta la forma migliore di organizzazione di uno Stato, ritengo sia utile fare qualche riflessione su questa posizione; anche perché quando una cosa è ritenuta indiscutibile nasconde quasi sempre una visone ideologica che difende qualche interesse.

La prima osservazione è di carattere storico. La democrazia rappresentativa come l’abbiamo oggi è relativamente recente. Fino al 1800, sono prevalsi sistemi monarchici o oligarchici anche in Occidente. Quando ci si rifà alla democrazia ateniese del quarto secolo prima di Cristo, si dimentica che si trattava di una città e  escludeva gli schiavi, ritenuti non cittadini soggetti di diritti. Anche in governi monocratici il governante ha saputo ascoltare e difendere i diritti e la libertà dei propri sudditi. Non sono rari, soprattutto nell’Oriente cristiano, re e principi considerati santi. In Occidente abbiamo il caso di san Luigi IX di Francia.

Una seconda considerazione riguarda i limiti inerenti alle stesse democrazie. I sistemi elettorali che definiscono la maggioranza che ha il diritto di governare non permettono sempre di dar voce ai migliori. E le minoranze non sempre vedono rispettati i loro diritti. Inoltre, la capacità degli eletti nell’interpretare la volontà degli elettori non è sempre quella che ci si aspettava. Una volta eletti, sono tentati da interessi che non hanno nulla a che vedere con il bene comune. Soprattutto, i mezzi per ottenere il consenso popolare spesso non sono democratici, nel senso che dipendono dal potere, molto disuguale, di chi li usa.

In terzo luogo, la difesa della democrazia è intesa come difesa della propria libertà. Però, se ben consideriamo, la libertà che lo Stato democratico si impegna a rispettare ha molti limiti; intrinseci alle leggi stesse dello Stato. Le leggi obbligano o proibiscono. E spesso si contrappongono a quello che sarebbe il nostro libero volere. Coloro che in tempo di pandemia hanno polemizzato su certe restrizioni imposte dal governo, dimenticano che lo Stato esiste proprio per questo: rendere possibile la convivenza, armonizzare interessi contrastanti, difendere il più possibile i diritti di tutti, impedire a chi ha fatto del male di continuare a farlo.

E’ importante, poi, considerare un altro aspetto. Lo Stato,  democratico o no,  non può difenderci dai limiti inerenti alla persona stessa. Sono i limiti indotti dai condizionamenti sociali o dalla storia personale di ognuno. I condizionamenti sociali sono quelli che ci inducono a pensare ed a esprimere giudizi che non concorrono al nostro vero bene. Sono i condizionamenti indotti dalla pubblicità, dalle tante mode, dal bisogno di offrire una immagine di noi stessi che sia accettata dagli altri, dal pensiero dominante, ecc. Ognuno di noi, poi, ha una storia che ci condiziona. Possiamo aver interiorizzato fin dall’infanzia una cultura che presenta aspetti positivi, ma anche negativi. Possiamo avere inibizioni, fobie, preconcetti, forme di ignoranza non colpevoli. Son tante le cose che possono offuscare la nostra mente e indurci a fare scelte che noi stessi, più tardi, giudichiamo sbagliate.

Un’ultima considerazione, la più importante. Lo stato non può difenderci dai limiti che la nostra storia e la società ci impone, ma allo stesso tempo non potrà mai toglierci la libertà interiore che noi abbiamo conquistato. Ne sono testimonianza i martiri e gli eroi di ogni tempo. Questa libertà interiore, poi, dà la forza di lottare contro lo Stato dittatoriale; e quando questa lotta è comune alla maggioranza della popolazione diventa una forza che progressivamente apre la porta per una vera democrazia.

Se è così, dobbiamo chiederci: qual è realmente il male maggiore? E’ la perdita momentanea della democrazia, che possiamo sempre recuperare, o lo è la perdita di tante vite umane e la distruzione di quelle condizioni che rendono la vita sopportabile? E’ una domanda la cui semplice formulazione sembra far inorridire molti. Io ritengo sia una domanda necessaria e degna di essere discussa.

Di fronte a  due scelte, in sé negative, si  è sempre ritenuto che ci sia l’obbligo di scegliere il male minore. Di fronte a una aggressione, c’è il dovere di difendersi; però, usando tutti i mezzi che non rappresentano un male maggiore. Il Catechismo della Chiesa cattolica indica le condizioni che rendono la difesa legittima e addirittura necessaria. Le indico a seguire.

2265 La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l’ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell’autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità.

2309 Si devono considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale. Occorre contemporaneamente:

— che il danno causato dall’aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo;

— che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci;

— che ci siano fondate condizioni di successo;

— che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione.

La valutazione di tali condizioni di legittimità morale spetta al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune. Tuttavia, in questioni di tale importanza ogni cittadino ha il dovere di formarsi una opinione personale e impegnarsi per farla valere. Io penso che le dittature si possono abbattere senza ricorrere alla violenza, ripristinando la democrazia. Ne ho avuto un esempio in Brasile: La dittatura militare cadde non a causa della guerriglia durata anni in Araguaia, nel nord del Brasile, ma quando la lotta politica portata avanti da pochi, come il Centro di studi sociali dei gesuiti di Bahia, si è estesa alle grandi masse.

Prima di inviare armi all’Ucraina, sarebbe bene fare considerazioni di questo tipo.

Tommaso Cavazzuti