IL PAPA CHE HO SOGNATO

Il Papa che ho sognato

Sono ormai vecchio. Mi è capitato quanto previde il profeta Gioele:” I vostri anziani faranno sogni” (3,1). Lo ha richiamato non molto tempo fa anche papa Francesco, parlando della terza età.

Gioele alludeva alla rivincita e alla rinascita del popolo di Israele da lungo tempo acciaccato. Nel mio sogno ho “visto” la rinnovata figura del pontefice. Il papato in questo tempo, mi sembra, non è al massimo. Come riconosceva Giovanni Paolo II (enciclica Ut unum sint), già nel 1985 si imponeva l’opportunità di rinnovare questo servizio ecclesiale. L’appello al rinnovamento è stato poi rinnovato in seguito più volte.

Fantasticando, immaginavo una figura nuova, più leggera, di afflusso e riflusso della vitalità di tutte le chiese (= diocesi), di ascolto e orientamento. Una figura più spirituale e meno “imperiale”. In modo che il papa possa essere un uomo, un cristiano, un vero vescovo della chiesa di Roma, a sua volta una vera madre che ascolta e deve essere ascoltata da tutte le chiese del mondo.

Dopo che nei secoli tante cose si sono aggiunte, è giunto il tempo di alleggerire. Sarebbe utile cedere all’Italia lo Stato Città del Vaticano. Eliminare le prerogative papali di capo di stato, le circa 170 rappresentanze diplomatiche (nunzi). Anche lo sterminato numero di udienze e allocuzioni, se ridotto drasticamente, permetterebbe al papa di ascoltare e parlare da vescovo alla sua diocesi Roma. I diversi organismi di discussione e proposta esistenti in Vaticano continuerebbero a dare indicazioni per i molteplici e nuovi problemi del nostro tempo. I risultati veramente maturi potrebbero poi essere rilanciati dal magistero papale.

Il collegio dei cardinali, consiglio speciale del papa, nato e cresciuto nel secondo millennio, nel sogno non c’era più. Del resto Francesco non ha sentito il bisogno dei suoi consigli. Sarebbe meglio un consiglio personale del papa, formato da un piccolo numero di vescovi, in parte nominati dal papa stesso in parte eletti dai vescovi. Al nuovo collegio spetterebbe il compito di eleggere il nuovo vescovo di Roma, dopo aver raccolto i desideri dei fedeli di Roma. Per discutere e decidere gli orientamenti generali di pastorale da offrire alla chiesa, il vescovo di Roma sarà aiutato da un Sinodo, rappresentante dei circa 5.000 vescovi attuali. Il vescovo di Roma poi farebbe bene a dimettersi a 75 anni, prassi di tutti vescovi, ma rifutata per il papa da Paolo VI, adducendo argomenti sentimentali. Anche per questo il papa potrebbe sentirsi più uomo e “fratello” ed evitare situazioni estreme di età a suo e nostro pericolo.

La chiesa di Roma con il suo vescovo si è avvicinata troppo a una concezione statale/imperiale. Puntare a una marcata identità evangelica è sempre necessario. 

Quando mi sono svegliato ho visto in tivù folle felici come al solito e un pastore che un po’ stranamente si fa chiamare Leone. Ma poi ho pensato che anche un sogno può darci una mappa per cercare il tesoro.

Carlo Truzzi