Il consultorio tra passato e futuro

I puri di A. Wildt

Nel recente convegno “Il Consultorio tra passato e futuro – A quaranta anni dalla legge 405, quale sviluppo nella Casa della salute”, le associazioni femminili CIF e UDI hanno inteso promuovere una verifica relativa ad un servizio presente da tempo nella nostra città.

Il titolo introduce ad un breve excursus dal passato al presente, per delineare, se possibile, un futuro. I Consultori sono nati più di quaranta anni fa, in relazione a cambiamenti significativi della donna e della famiglia, di cui si prese atto, a livello legislativo, con il nuovo Diritto di famiglia che vede la donna corresponsabile nell’esercizio della potestà sui figli e in tutte le decisioni familiari. La loro istituzione coincide anche con l’approvazione della legge sul divorzio e, a poca distanza, con la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza. In questo contesto nella nostra città furono istituite più sedi consultoriali, ridotte in seguito ad una sola. Cosa è accaduto nell’arco di questi quarant’anni? Se ci limitiamo ad un bilancio degli ultimi dieci anni, in relazione a dichiarazioni, convegni che si sono già svolti, si registrano diverse opinioni. C’è chi sostiene che i Consultori familiari rischiano sempre più di diventare doppioni degli ambulatori ginecologici e pediatrici; chi afferma che si tratta di un ambulatorio tradizionale che svolge funzioni innovative; chi ritiene che è rimasto incompiuto, non si è evoluto e quindi deve essere riformato.

In un recente convegno è stata individuata una priorità: occorre mettere in prima linea i nostri giovani, che hanno una grande libertà sessuale, ma hanno un grande bisogno di sostegno nelle relazioni. I nostri giovani necessitano di una nuova grammatica dei sentimenti per imparare il rispetto tra ragazzi e ragazze. In particolare, il Centro Italiano Femminile, associazione di ispirazione cristiana, ha privilegiato lo sguardo sul servizio che il Consultorio offre agli istituti superiori della città

Nella nostra realtà, infatti, in collaborazione con le scuole, il Consultorio organizza Corsi di educazione all’affettività; proprio in questi ambiti è fondamentale che, accanto alla prevenzione, ci siano approfondimenti sul senso della vita affettiva che deve essere fondata sulla relazione. Negli ultimi anni, anche in relazione ad una consapevolezza maggiore sul tema della violenza, viene affrontato il tema della dipendenza affettiva, poiché anche tra i ragazzi, si riscontrano comportamenti oppressivi nei confronti delle ragazze. Gli stessi insegnanti coordinatori dei Corsi   ritengono che queste siano le priorità da perseguire, con modalità che coinvolgano tutti gli insegnanti della classe e i genitori. Emergono anche fragilità in conseguenza delle frequenti separazioni, poiché si assiste ad un coinvolgimento eccessivo da parte dei genitori che scelgono nuovi legami. Importante il ruolo delle psicologhe del Consultorio, sia nella fase progettuale che in quella attuativa e di verifica. E’ l’unica modalità che può lasciare traccia in ragazzi/e sempre più sottoposti a messaggi che li orientano in modo persuasivo e subdolo. Questa attenzione alla problematica minorile è chiaramente citata all’art. 1 della legge 405, insieme al servizio di assistenza alla famiglia e alla maternità. Famiglia, che sta attraversando una crisi generata da tanti fattori: crisi economica, individualismo, scarsa fiducia nelle istituzioni e difficoltà a collaborare con le stesse. La genitorialità, che sottintende un investimento a lungo termine e cambiamenti significativi rispetto al tempo precedente, si scontra con la sfiducia verso ogni progettazione a lunga scadenza. Ci sono comunque molte coppie alla ricerca del loro essere padri, madri e insieme famiglia. Ai padri manca un modello di riferimento, per esercitare la loro paternità. Si tratta allora di riscoprire e sperimentare una funzione paterna che si può apprendere solo dalla capacità relazionale, si costruisce giorno dopo giorno. Il rapporti madre-figlio/a, al contrario, è stato ampiamente studiato nelle dinamiche che si sviluppano tra il desiderio di possesso e processi di autonomia. Si sta comunque anche evolvendo l’idea di maternità, su cui sarebbe interessante indagare. Anche la caduta della natalità, secondo esperti, non sarebbe da attribuire solo a motivazioni esterne, ma ad una crisi del progetto generativo.

La verifica dell’attuazione della legge 194 è stata affrontata solo da un punto di vista statistico, con riferimenti al calo progressivo di interruzioni volontarie della gravidanza nella nostra regione (6791 nel 2016, 6321 nel 2017) e a Carpi (173 nel 2016, 149 nel 2017).   

Può il Consultorio familiare riprendere il discorso sulla genitorialità e in generale sulla relazionalità? Occorre riconoscere che il ridimensionamento della sanità pubblica ha inciso sull’organizzazione interna e sui tempi dell’accoglienza, che può favorire un rapporto diretto e di fiducia tra operatori e cittadine/i. 

“Si può sempre migliorare” è stato detto.

Gabriella Contini