Ieri, oggi, … e domani?

Ieri, oggi, ... e domani?

Nell’agosto 1998 veniva pubblicato l’opuscolo “Una chiesa locale nel postconcilio”, breve storia della  nostra diocesi 1962-1998. Il testo, curato da Paolo Trionfini, era il frutto di un’analisi dei documenti ecclesiali di quel trentennio e della consultazione di alcuni testimoni particolarmente in grado di fornire riflessioni e valutazioni meditate sulla situazione locale. Si trattava quindi di un contributo importante, assieme ai tanti incontri che si svolsero  in preparazione del Sinodo Diocesano, indetto dal Vescovo Staffieri, poi non celebrato per la partenza del presule.

Purtroppo negli anni successivi non si volle, o non si poté, tener conto dei suggerimenti che da quel lavoro venivano offerti al discernimento della comunità cristiana. Non sorprende allora  che le conclusioni dello studio di Trionfini su alcune criticità siano, dopo vent’anni, di  singolare attualità. Vediamole sinteticamente. 

In primo luogo si sottolinea la tendenza della chiesa carpigiana ad impostare le linee pastorali senza un’adeguata analisi, comunitariamente condotta, della realtà socio-ecclesiale diocesana. Niente “monitoraggi puntuali”, né strutture permanenti ed efficaci di “ascolto e scambio che riescano ad innervare uno stile di corresponsabilità”. Addirittura, nel passaggio di consegne fra i vescovi, si è tenuto ben poco conto delle “dinamiche preesistenti”. Questo giudizio del ’98 si  rivela profetico, dato il successivo accantonamento del  previsto Sinodo, malgrado anni di laboriosa gestazione.

Si rileva poi “la difficoltà della compagine ecclesiastica ad assumere una dimensione progettuale di respiro nella propria azione pastorale”, uniformandosi involontariamente alla tipica predilezione del contesto socioculturale carpigiano per il fare, ma “più a disagio nel pensare”. Insomma una chiesa locale che mostra, osserva Trionfini, di saper  usare bene le mani  nel settore caritativo, nell’educazione dei giovani e perfino nell’edilizia, ma ritiene meno urgente leggere e confrontarsi a fondo persino sulle sollecitazioni del Papa e dei vescovi.

Tutto ciò, conclude lo storico, ha consentito  il persistere di particolarismi per cui  “parrocchie ed altri settori della chiesa locale si sono mossi secondo registri autonomi”. Nè hanno prodotto sostanziosi frutti “i generici appelli alla comunione ecclesiale o l’approntamento di nuove strutture pastorali”. Queste ultime infatti rischiano di restare puramente formali, se non animate dal maturare di quello spirito di reale “corresponsabilità“, proposto dal Concilio, che oggi papa Francesco indica con decisione, quando invita a superare  ogni residuo di clericalismo.

Una domanda sorge spontanea: a distanza di oltre due decenni non sarebbe utile svolgere, con impegno culturale e corale, una seria riflessionesu queste, come sulle nuove problematiche che interpellano anche la nostra chiesa diocesana?  Si tratterebbe di abbandonare la logica del “si è sempre fatto così”, in piena consapevolezza del  cambio epocale cui i cristiani sono chiamati a dare una rinnovata evangelica risposta. Questo auspica del resto  la Lettera Pastorale E camminava con loro di mons. Castellucci, ormai per tutti don Erio. 

A proposito, quanti davvero l’hanno letta? Quanti ne condividono il messaggio di fondo? Quanti desiderano discuterne in libertà e con spirito costruttivo?

Pier Giuseppe Levoni