I contributi locali al cammino sinodale: un sostanziale silenzio che non si sa come interpretare

Un sostanziale silenzio

Chi sta ragionando in Diocesi sul cammino sinodale?

Comprensibilmente ci sono altre priorità: la guerra in Ucraina, la crisi energetica, il mondo in fibrillazione. Tuttavia la mia sensazione sin dall’inizio, quindi al netto di questi problemi intervenuti dopo, era che il cammino sinodale italiano sarebbe passato sottotraccia, come in effetti sta avvenendo.

Leggo una sorta di rassegnazione nella poca convinzione con cui si è snodato il cammino fino ad ora, come se il destino della Chiesa Cattolica sia ormai segnato e il Sinodo soltanto un’inutile e faticosa resistenza prima di una resa inevitabile. Chiese vuote, ampie fette di popolazione che non si riconoscono nella religione istituzionalizzata, crescita dell’area dell’agnosticismo non sono opinioni, ma fatti, supportati da ricerche sociologiche e da indicatori numerici. Ad esempio quello dei matrimoni civili, che a Carpi ha ormai doppiato quelli religiosi (per tacere delle convivenze che sono probabilmente la maggioranza).

L’accelerazione della secolarizzazione è una questione che dovrebbe togliere il sonno alla comunità cristiana e ai suoi pastori, o almeno stimolare una discussione vivace. Invece, tutto sommato, si tira avanti come se niente fosse.

Notizie è forse il più corposo tra i periodici delle Diocesi italiane con le sue 20 pagine settimanali, eppure lo spazio che dedica al cammino sinodale è ridottissimo. Non credo che sia per disattenzione, quanto piuttosto perché mancano i contributi. O forse non si chiedono a coloro che vorrebbero o potrebbero darli. Chi lo sa.

Potrebbe essere che ci sia davvero fermento tra il popolo cristiano ma non emerga pubblicamente. Se è così, però, a chi giova un confronto che resta confinato nelle sagrestie o in circoli ancor più ristretti?

Un tempo non troppo lontano, prima dell’era dei social, gli eventi diocesani rilevanti si chiudevano con atti o pubblicazioni, che davano il senso di un percorso comunitario e di energie collettive investite in una direzione. Per dire, conservo ancora una copia del “Libro pastorale della Diocesi di Carpi”, edito a conclusione del decennio pastorale 1990 – 2000, quello legato all’episcopato di mons. Bassano Staffieri, suddiviso in temi e capitoli che restituiscono l’immagine di una chiesa viva e in cammino.

Oggi gli strumenti per comunicare si sono ampliati, sono più immediati e diretti, persino meno costosi e non necessitano dei tempi lunghi della stampa. Penso ai siti internet della Diocesi, di Notizie, delle singole parrocchie e delle varie associazioni laicali. Ho cercato lì i contributi locali al cammino sinodale.

Con rarissime eccezioni, invano.

Saverio Catellani