Una spina nel fianco ogni giorno
Così li ha definiti qualche settimana fa il vescovo don Erio, durante l’intervista sul canale YouTube Notizie , a proposito dei temi affrontati nel suo libro “Benedetta povertà?”. Molte di queste strutture, spiegava, ritenute dall’opinione pubblica un “patrimonio da ricchi”, sono in realtà spesso, per le loro caratteristiche e collocazione, un peso gravoso da gestire e da mantenere, una preoccupazione “soverchiante” per chi li possiede e li deve amministrare
Proprio su tale materia ha deciso di intervenire in questi giorni istituendo l’Ufficio Diocesano Patrimonio Immobiliare, composto da quattro sezioni: Ricostruzione post-sisma, Beni Culturali, Ufficio Tecnico, Parrocchie Povere. Dirigerà questa nuova entità l’architetto Sandra Losi.
La stampa locale ha concentrato la sua attenzione su un dato particolare: costituendo tale Ufficio, si è di fatto ridimensionato l’autonomo ampio potere attribuito dal vescovo Cavina al responsabile degli interventi di conservazione e ripristino degli edifici della diocesi dopo il terremoto 2012.
A noi interesse piuttosto sottolineare il significato di fondo della decisione del Vescovo. Si è scelta la linea di un riordino generale, di un’ottica complessiva della gestione immobiliare, capace di superare particolarismi, ritardi, resistenze e talora impiego discutibile delle risorse. All’architetto Losi è stato assegnato il compito di elaborare un “piano strategico triennale”, finalizzato non solo alla preservazione e allo sviluppo del patrimonio immobiliare, ma anche all’incentivazione di una “nuova” edilizia religiosa adeguata alle esigenze “pastorali” presenti e future,
Il metodo da seguire è basato su due pilastri: da un lato favorire la “sinergia” tra istituzioni, parrocchie,associazioni e gruppi ecclesiali, accantonando logiche puramente verticistiche e burocratiche; dall’altro monitorare e relazionare periodicamente sull’attuazione dei piani operativi annuali. In altri termini: sinodalità e corretta gestione.
Sarebbe azzardato valutare questa “svolta” come un segnale in contrasto con l’ipotizzata fusione delle due diocesi. La scelta infatti si pone in perfetta sintonia con l’iniziativa similare assunta da mons. Castellucci per Modena due anni or sono. Fu costituito allora un apposito organismo per la razionalizzazione, l’ammodernamento e la valorizzazione delle strutture immobiliari. Tre i criteri operativi: trasparenza, attenzione all’uso “pastorale” delle risorse (evangelizzazione, culto, carità), corrispondenza alle leggi dello Stato nella gestione dei beni.
Siamo grati al nostro comune Pastore per queste “analoghe” decisioni, significative anche nel cammino verso l’unificazione delle diocesi, così come vuole papa Francesco. Osannato da tanti, ma inascoltato di fatto da molti quando esorta i vescovi italiani a procedere su questa via.
Scintilla