Peccati, confessione, indulgenze e purgatorio
L’apertura canonica del portone della nostra Cattedrale, previo simbolico pellegrinaggio da Santa Chiara, ha segnato l’avvio solenne anche in diocesi dell’Anno Giubilare 2025. Notizie ha informato i lettori sulle puntuali indicazioni che il vescovo Castellucci ha presentato, sulla scorta della Bolla Pontificia di indizione dell’evento “Spes non confundit”, nonché delle norme applicative per la concessione dell’indulgenza plenaria, emanate dalla Penitenzieria Apostolica.
Si comprende la scelta di papa Francesco di proporre alla riflessione e all’impegno dei fedeli cattolici, per quest’Anno straordinario, il tema paolino LA SPERANZA NON DELUDE (Rm 5,5); da un lato per la volontà di Bergoglio di rimarcare primariamente il volto “misericordioso” di Dio che perdona sempre; dall’altro per la drammaticità di un mondo segnato da conflitti armati, da diseguaglianze intollerabili, da una possibile catastrofe ecologica; e per il momento critico di una Chiesa investita dall’esculturazione del cristianesimo dalla realtà socioculturale euro-nordamericana, dai travagli interni al tessuto ecclesiale, dalla persecuzione dei cristiani in tanti Paesi e dal proselitismo aggressivo delle chiese pentecostali in America Latina, sua terra d’origine.
Il Giubileo dunque invita anzitutto all’ascolto della Parola di Dio, che ci apre all’orizzonte della vita eterna, al giudizio divino prospettato nell’ottica della speranza e non della paura; ed esorta a confidare nella grazia dell’indulgenza, ottenibile attraverso la visita ai “luoghi sacri giubilari”, la Confessione, la Comunione, la preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, la pratica evangelica delle Opere di Misericordia corporale e spirituale. Un’indulgenza giubilare applicabile pure a suffragio delle anime del Purgatorio.
Tutto chiaro, tutto lineare secondo una tradizione cattolica secolare. Senonché questo revival, questo clima rischia di cozzare fragorosamente con un magistero e una prassi ecclesiale che negli ultimi tempi aveva visto un progressivo oblio di concetti, di parole,di modalità di sentire e vivere la fede, oggi improvvisamente riproposti all’attenzione per il 2025. Un prete che parlasse troppo dei Novissimi, del peccato da confessare, di indulgenze da lucrare, di anime del Purgatorio da suffragare, veniva e viene considerato un tradizionalista, un tardo erede della Controriforma tridentina.
E così non sono mancate le considerazioni critiche verso questo recupero. C’è l’esperto di cultura biblica a puntualizzare che il pellegrinaggio finalizzato alla salvezza dell’anima, istituito da Bonifacio VIII nel 1300, non ha nulla a che fare con il giubileo ebraico, che non contemplava viaggi, ma semmai con quello armato alle Crociate, sostituito, dopo la caduta di S. Giovanni d’Acri (1291), dal meno periglioso andare a Roma. Ovviamente, continua Piero Stefani, tale derivazione, citata tranquillamente per secoli, susciterebbe “un forte disagio in epoca contemporanea, e viene semplicemente ignorata nelle Bolle di indizione più recenti”. (Il Regno 22/24, pp. 708-709)
A sua volta il ben noto monaco fratel Enzo Bianchi, nell’intervista a un quotidiano, afferma: “ Il Giubileo rischia di diventare un evento in cui ciò che è turismo, commercio ed economia potrebbero avere il sopravvento. Occorrerebbe che fosse vissuto come un evento di conversione, ma mai, anche in passato, i Giubilei lo sono stati”.
Dura la reazione dall’area protestante, per la quale il termine “indulgenze” odora di zolfo dal tempo di Lutero in poi. Scrive su Confronti il teologo evangelico Fulvio Ferrario: “Questa periodica autocelebrazione della centralità vaticana, con il suo imponente apparato spiritual-turistico, appare tutt’altro che marginale nella proposta pastorale della Chiesa cattolica. Insomma, le prospettive di rinnovamento e il cammino sinodale sono approdati alla devozione al Sacro Cuore, al Giubileo e alle sue indulgenze. Si tratta di una proposta chiara e ben radicata nella tradizione. La si può accogliere o rifiutare, ma non sarebbe corretto fingere di non riconoscerne la natura.”
A queste critiche, in qualche misura comprensibili, il modo più concreto ed appropriato di replicare sta nel valorizzare fino in fondo quell’occasione di autentica conversione che , sia in dimensione personale che in quella della comunità ecclesiale locale, l’evento giubilare intende favorire e provocare.
Che non sia indispensabile varcare monti e mari, affrontare viaggi complessi e costosi, partecipare a particolari eventi o riti, addirittura lasciare la propria abitazione per visitare ad esempio il nostro duomo, è confermato esplicitamente dalle norme emanate, laddove è scritto: “In caso di gravi impedimenti i fedeli veramente pentiti che non potranno partecipare alle celebrazioni o alle visite, potranno conseguire l’indulgenza giubilare alle stesse condizioni, se reciteranno nella propria casa, o là dove lì impedimento li trattiene, il Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima e altre preghiere conformi all’Anno Santo, offrendo le loro sofferenze o i disagi della propria vita”.
Dopo aver ricordato che anche il compimento di Opere di Misericordia e di penitenza produce il medesimo effetto, si aggiunge: “ L’indulgenza potrà essere ottenuta astenendosi in spirito di penitenza, almeno durante un giorno da futili distrazioni e da consumi superflui, nonché devolvendo una proporzionata somma di denaro ai poveri, o sostenendo opere di carattere religioso o sociale, in specie a favore della difesa e protezione della vita.”
Pier Giuseppe Levoni