Ciascuno porti il suo pezzo di filo
GIOCO DI SQUADRA
se è “il villaggio che educa”, la prima preoccupazione/occupazione è di riprendere una tessitura educativa di territorio.
Ai primi di aprile, alla ripresa dopo le vacanze pasquali, al Vallauri, ma vedo, anche nelle altre scuole, si pensa al “balzo finale” quando, ai primi di giugno, termineranno le lezioni.
Certo, però la nostra economia cioè quella del Comitato genitori, della associazione “Amici del Vallauri” e del gruppo di ragazzi con la testa attaccata al collo, ha valutazioni e tempi con respiro più ampio. Per noi l’anno scolastico termina il 31 agosto e riprende il 1° settembre. Non che siamo sempre attaccati all’edificio scolastico. Siamo in relazione con le persone, con le altre scuole, con il territorio.
Aprile è un anniversario impegnativo. Un anno fa nell’istituto, al di là della strada, il Meucci-Cattaneo, tre ragazzi, ora condannati per questo, infilarono un autobus da città entro l’edificio scolastico.
“Disagi”? Certo, nessuno li nega. Ma nessuno ha il diritto – mi dice Harwi, l’indiano – di aggiungere male al male.
Anzi chi ha conosciuto o vive nel disagio deve, per primo, farsi carico di far cose buone… Guarda silente sorridendo il suo amico Matteo, che riprende: “Noi siamo con lui, se ha problemi. Le sue sventure non gli danno la patente per far del male a se stesso e agli altri. Anzi, il contrario…e noi siamo con lui!”
Sta diminuendo la tolleranza verso chi si muove in modo improprio.
“Importante non perdere la calma – mi confida il padre di Matteo – i ragazzi fanno presto a passare a vie di fatto”
Si arresta un attimo poi, quasi a dire una verità difficile: “Noi genitori non riusciamo ad esserci in questa adolescenza: bisognerebbe abolirla! Abolirla e sostituirla con giochi di ruolo. Mettere i ragazzi nei panni di un padre, di un nonno, di un prof. Puntare sulle relazioni, educarsi ad esercitarle. Alla fine, terminata la esercitazione, il figlio sarà sempre figlio relazionato al padre [e viceversa]. Cambieranno, nel tempo, gli approcci non la relazione: sempre rinnovata, sempre alta.”
La signora che lo ascolta compresa: “Sei convincente. Pensavo di non venire più a scuola. Mia figlia è grande…. ma si vive sempre in ascolto reciproco o non è vita…Noi siamo troppo frammentati, sparpagliati…poco connessi!”
Raffaele Facci