Educazione e senso della vita

“Viviamo in una società dell’informazione che ci satura indiscriminatamente di dati, tutti allo stesso livello, e finisce per portarci ad una tremenda superficialità al momento di impostare le questioni morali. Di conseguenza, si rende necessaria un’educazione che insegni a pensare criticamente e che offra un percorso di maturazione nei valori”. (Evangelii gaudium, n.64)

Questo invito di Papa Francesco mi porta a pensare al modo come, anche giornali cattolici, interpretano i mali del nostro tempo. Di fronte a certe tragedie esistenziali, soprattutto di giovani, si parla spesso di disagio, di fragilità, di “vuoto esistenziale”. Penso che in questo ci sia molto di vero; ma allo stesso tempo mi sembra un’analisi del tutto insufficiente. “Vuoto esistenziale” e “cultura del nulla” sono concetti negativi e come tali non sono sufficienti. Occorre darvi un contenuto positivo. A questo punto, però, è inevitabile entrare in quella regione del sapere umano che si chiama “filosofia”; e qui subentra subito in molti un senso di fastidio, insofferenza o disinteresse.

Io penso che in questo momento, in cui si parla di emergenza educativa, sia proprio necessario superare questo disinteresse e affrontare con serietà le domande che l’esistenza ci pone, senza paura di andare contro corrente. Il “vuoto esistenziale” si può capire soltanto a partire da quella realtà che chiamiamo “coscienza” e che la nostra cultura, sempre più dominata dallo scientismo, vorrebbe ridurre a una semplice funzione del nostro cervello. È indispensabile rivendicare il valore unico e trascendente della coscienza umana, appellando con fiducia alla forza della nostra ragione, confortati anche da quanto ci dice San Paolo in Romani 2,15 “Essi (i non credenti) dimostrano che quanto la Legge esige è scritto nei loro cuori, come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano, ora li difendono”. La coscienza ci rivela il vero valore in cui tutti, credenti e non credenti, possono convergere: la grandezza e la dignità dell’uomo. È necessario riconoscere e proclamare senza paura questa grandezza dell’uomo, che lo distingue da ogni altro essere e lo fa assomigliare a Dio.

Educare e offrire valori non significa ricordare “comandamenti” e “proibizioni” (a meno che siano messi in rapporto positivo con il proprio progetto esistenziale), ma aiutare ad entrare nell’interiorità della propria coscienza per contemplare la bellezza dell’essere che siamo chiamati a costruire perché rispecchi in ognuno di noi un raggio della grandezza di Dio. Per ognuno, in qualunque momento della sua esistenza, anche dopo le esperienze più tragiche, è possibile scoprire la verità e la bellezza dell’uomo (che per il cristiano risplende in forma piena nella persona di Gesù). E questa è la bellezza che appassiona e, come dice il Card. Martini, “salverà il mondo”.

Mostrare la grandezza dell’uomo vuol dire indicare lo scopo ultimo al quale tende: la pienezza dell’essere, la verità piena, il bene vero, la bellezza che incanta. In una parola, la vera beatitudine, la felicità, la piena realizzazione della propria vita. Qualcuno dirà che tutto questo ci fa cadere in una visione idealista e irreale. Rispondo dicendo che, al contrario, tutto questo corrisponde alla vera natura dell’uomo. Gesù, che ha vissuto la nostra umanità in pienezza, ce lo ha detto con linguaggio lapidario in un discorso famoso: le Beatitudini.

Tommaso Cavazzuti