E … silenzio su Don Francesco Venturelli

Silenzio su Don Venturelli

Boves Pavullo Fossoli

Pochi giorni or sono il Papa ha autorizzato la promulgazione del decreto super martirio, che apre la strada alla beatificazione dei sacerdoti GIUSEPPE BERNARDI e MARIO GHIBAUDO, uccisi dai nazisti durante l’eccidio di Boves, diocesi di Cuneo, il19 settembre 1943. Il vescovo Delbosco ha commentato: “Abbiamo raggiunto uno degli obiettivi che desideravamo con l’apertura della causa di beatificazione, che era quello di offrire dei modelli di vita cristiana per i fedeli e per i preti. In questo caso abbiamo due sacerdoti che hanno donato la loro vita per il Vangelo”. 

Con questo intento la diocesi si era attivata con entusiasmo nel 2013, ma già in precedenza era stata creata a Boves la “Scuola di pace” nel nome dei due martiri, mentre si ripetevano gli incontri fra l’Associazione “Don Bernardi e don Ghibaudo” con i rappresentanti della comunità di Schondorf, il paese della Baviera ove è sepolto il maggiore Joachim Peiper, l’ufficiale delle SS che ordinò l’eccidio. In tal modo un’eredità di odio si è trasformata in impegno per costruire, come ha ricordato il Vescovo, “ponti di amicizia e solidarietà proprio là dove la storia sembrava aver creato fratture insuperabili”. 

Nel 2016 le salme dei due sacerdoti sono state traslate nella chiesa e tanti concittadini si inginocchiano  davanti alla loro tomba a pregare e a chiedere aiuto e sostegno. Insomma l’impegno della diocesi, che per nove anni ha portato avanti la procedura della causa, raccogliendo documentazioni e testimonianze, ha trovato in questi giorni formale riscontro nella deliberazione della Congregazione della cause dei santi.

Fra un mese, sabato 28 maggio, in Piazza Grande a Modena si svolgerà la solenne cerimonia di beatificazione di don Luigi Lenzini, il parroco di Crocette di Pavullo, ucciso in odium fidei nella notte fra il 20 e il 21 luglio 1945, nel clima di violenza  politica che ha portato all’uccisione  di molti sacerdoti nella nostra regione dopo la fine della guerra. Le spoglie del martire verranno collocate sotto l’altare centrale della chiesa in cui svolgeva il suo ministero, mentre diverse iniziative da mesi sono promosse per far conoscere ai modenesi questo pastore che ha versato il suo sangue nella fedeltà al Vangelo.

Tutto dorme invece nella nostra diocesi su don Venturelli, ucciso a tradimento a Fossoli pochi mesi dopo, proprio come don Lenzini. Da notare anzi che, mentre quest’ultimo aveva tentato di salvarsi, non aprendo ai suoi aggressori e chiedendo invano aiuto, il nostro don Francesco non esitò a uscire volontariamente incontro ai suoi assassini, pur consapevole dei rischi di un agguato, per restare fedele al suo impegno di servizio sacerdotale.

E’ trascorso il 75° della sua morte senza che si sia posto un segno concreto e duraturo di memoria ( cippo sul vialetto del delitto, lapide o traslazione dei resti in luogo degno, o altro), senza che si sia costituito un gruppo di studio o incaricato un esperto per la raccolta e la sistemazione di scritti e testimonianze su questo straordinario imitatore di Cristo.

Anche la petizione per l’avvio dell’iter per la beatificazione, promossa da Scintilla, sottoscritta da centinaia di persone e presentata al Vescovo nella festa dell’Assunta lo scorso agosto, non ha ricevuto un cenno di risposta. Quei riconoscimenti di martirio e di santità sacerdotale, che abbiamo ripetutamente udito in Cattedrale, sembrano non concretizzarsi in atti espliciti che attestino la volontà della Chiesa di Carpi di valorizzare adeguatamente e con sempre più fervida convinzione l’esemplarità evangelica di questo suo presbitero.

Dopo quel funerale per pochi a Fossoli nel freddo gennaio ’46, dopo decenni di insufficiente attenzione della diocesi alla sua memoria, un’eventuale prolungata ulteriore  passività sarebbe grave indice non solo di ingratitudine, ma soprattutto di scarsa lungimiranza pastorale.

 Scintilla