Don Erio dice la sua

Per i soldi a Mediterranea

Per i soldi a Mediterranea

Il nostro Vescovo, già noto in ambito nazionale per i suoi prestigiosi e delicati incarichi ecclesiali (Vicepresidente della Cei per il Nord e membro della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi), è balzato all’attenzione dell’opinione pubblica per una decisione che ha sollevato pregiudiziali ed artatamente gonfiate polemiche giornalistiche, non senza però provocare  qualche divisione anche fra i cattolici, compresi quelli delle nostre due diocesi di cui è amato ed apprezzato pastore.

E’ accaduto infatti che le solite ignote manine hanno fatto trapelare atti della magistratura inquirente di Ragusa che indaga l’APS (Associazione di Promozione Sociale) Mediterranea per presunto favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, mediante interventi in mare delle sue due navi in favore di chi rischia la vita per sfuggire a guerre e miseria. E’ emerso così che anche don Erio ha elargito fondi alla predetta Associazione. Inevitabili  quindi le strumentalizzazioni politiche e i commenti interessati, con relativi sospetti circa l’entità delle cifre erogate e collaterali interrogativi sull’inserimento, fra gli “esterni” invitati al Sinodo, del discusso ex no-global Luca Casarini, promotore proprio di Mediterranea.

Su questa scelta, va detto per evitare equivoci, si sono esposte solo due diocesi italiane, per cui la Cei, tirata in ballo da certa stampa conservatrice e da “ Il Fatto Quotidiano”, non c’entra per nulla, Che poi una di queste sia proprio la nostra consorella Modena non deve stupire più di tanto, dato che cappellano da tre anni della predetta simil-Ong è proprio don Matteo Ferrari, presbitero modenese che ha trascorso vari periodi sulla”Mare Jonio”, e vive sotto scorta, dopo diverse minacce ricevute dalla mafia degli scafisti.

A dire la sua sulla vicenda ha provveduto don Erio con un lungo e dettagliato comunicato, nel quale, dopo aver riconosciuto che “si possono certo commettere degli errori nella destinazione degli aiuti”, riafferma la storica e costitutiva tensione caritativa della Chiesa verso “i poveri e tutti i bisognosi di conforto e di aiuto”, per cui  si è impegnato fin dal giorno della sua ordinazione episcopale. E racconta: “A partire dall’autunno 2020 ho deciso di aiutare Mediterranea elargendo periodicamente delle somme attinte dalla “carità del Vescovo”, alimentata da diversi contributi (tra i quali una percentuale dell’otto per mille affidata al Vescovo per interventi assistenziali), offerte liberali ed eredità o lasciti ricevuti in diverse occasioni e per diversi motivi, destinati a progetti da me scelti o concordati con i donanti, secondo le loro intenzioni”.

Del resto, spiega don Erio, “queste somme sono state regolarmente contabilizzate dentro il bilancio della Diocesi, e tutte tracciabili attraverso i movimenti bancari”, elencando poi i tanti contributi, superiori ai 10mila euro, destinati, ben oltre i migranti, con la “carità del Vescovo” a situazioni ed esigenze di carattere assistenziale, formativo e culturale, dall’ambito locale fino a quello internazionale. E conclude così la nota: “Ritengo che il fine principale di questo attacco mediatico sia di condizionare la libertà della Chiesa, per impedire il suo aiuto ai migranti naufraghi”.

Ma pure, possiamo aggiungere sommessamente, il “fine” di far emergere la prevedibile divisione “politica” nel mondo cattolico, fra chi può vedere con favore un sostegno anche “diretto” della Chiesa alle Ong che operano nel Mediterraneo, e chi può ritenere meno discutibile utilizzare in modo “altro” le risorse di carità della Chiesa per aiutare i migranti.

Pier Giuseppe Levoni