RICORDO DEL VESCOVO ELIO TINTI
Di mons. Elio Tinti, nostro vescovo dal 2000al 2011, ci parlano anzitutto le opere. Vogliamo parlare di questo dopo che alle esequie giustamente è stato sottolineato il forte messaggio di relazioni personali improntate ad accoglienza, benevolenza, sguardo positivo sugli uomini e sui problemi, come fu colto da chi non lo conobbe all’opera come vescovo.
Come era accaduto per mons. Prati, mons. Maggiolini e mons. Staffieri, anche per lui è stato stampato un libro commemorativo della diocesi: “Pastore e Padre”, 2010, edito dalla diocesi. Fu seguito da un volume più corposo a cura di A. Albertazzi. In entrambe le opere ha avuto mano mons. Douglas Regattieri, operoso e solerte vicario generale. Sono un bell’aiuto per mettere in fila quanto mi sembra più utile ricordare.
Nei più di 480 scritti e messaggi il vescovo si è attenuto a una prospettiva spirituale e pastorale e meno sociale, politica, culturale. “Siate santi dunque, come io sono santo” (Lv 11,45) fu lo slogan dei primi cinque anni. “Viviamo ciò che siamo: siamo santi” coprì gli anni 2006-2011.
E’ di mons. Tinti l’ultima visita pastorale a tutte le parrocchie. Si svolse nel 20002-2006. Diede la preminenza all’incontro con le persone senza trascurare la dimensione ispettiva e di promozione pastorale. Mantenne la presenza personale, inaugurata da mons. Staffieri, a tutti i “corsi per fidanzati prossimi al matrimonio”. E’ notevole e coraggiosa sul tema famiglia la “Lettera ai divorziati risposati” del 19 ottobre 2003. Si muove nella direzione ora battuta da papa Francesco. Diede inizio alla visita pasquale alle fabbriche di Carpi. Il desiderio di avvicinare le persone si è espresso anche nell’ultima “missione popolare” estesa a tutta diocesi. Si svolse nel 2004-2006.
L’iniziativa ebbe poi un’espansione significativa nei “centri di ascolto”. Sono piccoli gruppi di persone riuniti in una casa ospitante su una pagina biblica o su un tema religioso. In connessione si sviluppò un’attività di formazione di laici per l’evangelizzazione. Oltre a vari accoliti e lettori istituti (11 lettori e 9 accoliti), in varie parrocchie nacque, sotto l’impulso del vicario generale, il ministero dei “laici e laiche missionari del vangelo”. Purtroppo in seguito vennero abbandonati a se stessi e non si parlò più di questa iniziativa innovativa.
Negli anni del vescovo Elio la Scuola Diocesana di Teologia continuò a tenere i corsi di teologia di base, di cui si avvalsero anzitutto i candidati ai ministeri di diacono, lettore, ecc. A un livello più impegnativo operò il gruppo “Fede e cultura” con i “Martedì di sant’ Ignazio”, ispirati dal “Progetto culturale” della Conferenza Episcopale Italiana, guidata dal card. Ruini. Furono coì denominati, perché si tenevano nella chiesa diventata nel frattempo Museo diocesano. Anche questa pista poi si chiuse.
Il diaconato, ebbe uno sviluppo straordinario con 11 nuovi diaconi: Arena, Barbieri, Cova, Croci, Franchini, Migatti, Pavarotti, Regispani, Tamelli, Zerbini Claudio. Fu invece magro, ma secondo la media generale, il numero dei nuovi preti: Baraldi, Sessaijia, Zini, Paltrinieri.
I decessi dei preti furono 13 Benetti, Carretti, Grandi, Chiossi, Casarotti, Gamberini, Pellicciari, Papotti, Tamassia, Bertolla, Galli, Siena, Facchini. Si continuava ad allontanarsi a grandi passi dall’acme dei preti diocesani che nel 1980 era di 82, tutti nati in Italia. Questa tendenza alla riduzione del presbiterio propiziò la ricerca di preti extradiocesani. Era una linea condivisa anche in altre diocesi, un’esperienza nuova, a volte felice a volte meno.
Il 4 giugno 2006 il vescovo creò sette Zone Pastorali. Associavano più parrocchie vicine per una pastorale più collaborativa ed efficace. Dopo un certo slancio iniziale l’iniziativa, lasciata a se stessa, verso il 2010 cominciò a languire .
Quanto alle cosiddette ”opere”, mons. Tinti inaugurò Agape-Mamma Nina (per madri in difficoltà), l’Aula Liturgica di Quartirolo, il Museo Diocesano, il Centro Famiglie di san Martino Carano, finito presto nel 2012, dopo il terremoto, ma non a causa del terremoto.
Il Nazareno e Villa Chierici, due attività importanti della diocesi, richiesero una scelta non facile. Per salvaguardarne la sopravvivenza e lo sviluppo, vennero affidate a una nuova gestione riconducibile a Comunione e Liberazione.
Il vescovo Elio alla diocesi ha voluto bene e ha fatto davvero del bene.
Carlo Truzzi