Quale Chiesa Cattolica domani?
Forse il più citato fra i concetti espressi da papa Bergoglio, nella sua fondamentale esortazione apostolica Evangelii Gaudium del 2013, è la constatazione che siamo oggi di fronte, non ad un’epoca di cambiamenti, ma a un vero e proprio “cambio d’epoca”, che coinvolge necessariamente anche la nostra Chiesa.
Una decina d’anni prima mons. Alessandro Maggiolini, allora vescovo di Como, dopo aver ricoperto lo stesso incarico fra noi dal 1983 al 1989, aveva scritto due libri dai titoli molto netti: Fine della nostra cristianità (2001) e Declino e speranza del cattolicesimo (2003). La conoscenza diretta della situazione, da pastore colto ed attento, e la riflessione sulle analisi condotte da esperti in merito alla pratica religiosa in Italia, lo rendevano pienamente consapevole del radicale mutamento in atto.
Rileggere oggi quelle pagine, insieme alle omelie e agli scritti raccolti nella sua biografia, curata da Daniele Premoli, giova sicuramente alla comprensione del tempo critico che la Chiesa cattolica sta attraversando, non ignorando anche lo scarto che si registra fra il vissuto quotidiano di quanti ancora frequentano chiese e canoniche da un lato, e dall’altro i dubbi, le valutazioni, le previsioni, i timori e gli auspici di tanti addetti ai lavori: teologi, biblisti, operatori pastorali e via dicendo. Un esempio semplice ma non banale: nella recita del Rosario, in chiesa come in privato, si continua a invocare di essere preservati “dal fuoco dell’inferno”, ma, nella catechesi e nelle omelie, dei novissimi, fra cui la condizione ove, dice Gesù, “ci sarà pianto e stridor di denti” per i peccatori, non si parla quasi più da decenni.
Oltre alle cause socioculturali “esterne” delle difficoltà del cattolicesimpo, Maggiolini nel 2002 aggiungeva: “Ritengo che si possa e si debba parlare di una crisi interna alla fede: crisi non solo morale ma anche dottrinale….Si è giunti così a una sorta di inconscia apostasia di massa di parte del popolo di Dio, il quale si è sempre più trovato diviso”. Pessimismo fuor di luogo? Non pare proprio, se si parla dei cattolici come sempre più ridotta minoranza, auspicando che sappia almeno essere “creativa”. Che significa ciò concretamente? A suo giudizio, non fare affidamento solo sulla Provvidenza, non un ripiegarsi della comunità cristiana su se stessa, ma nel suo farsi missionaria, cioè, con l’aiuto dello Spirito, nel vedere e nel valutare le cose secondo Cristo, condividendo lo stile del suo operare.
Nella logica della fede salda e della “presenza” di animazione cristiana nel mondo, secondo le sollecitazioni della “Gaudium et Spes”, Maggiolini poteva affermare: “ Non gioco al catastrofismo. La nostra Chiesa non sarà, presto, più la stessa nella sua complessità visibile. E nessuno ci assicura che persisterà. La Chiesa universale invece…”, lascia intendere, è e sarà, sulla parola di Cristo, indefettibile. Ad alimentare questa certezza contribuiscono i dati, secondo cui i cattolici battezzati nel mondo, nel 2020, registrano un incremento dell’1,2% con un aumento importante in Asia e in Africa. Se il calo della pratica religiosa è evidente nell’occidente europeo e nordamericano, altrove confortano realtà di segno opposto.
In questi tempi di cammino sinodale anche per la nostra diocesi, mentre si svolge la fase di ascolto e di confronto, sembra indispensabile avere lo sguardo largo, la consapevolezza del declino di una certa “forma di Chiesa” che abbiamo ereditato da una tradizione secolare, nutrendo tuttavia la speranza.
Ad un atteggiamento di realismo critico e al contempo di fiducia nello Spirito ci ha esortato anche don Erio fin dalla sua prima Lettera pastorale“E camminava con loro”. Si tratta di vivere in coerenza con il Vangelo, più che andare alla ricerca del plauso di una società ormai post-cristiana. In altri termini: solo essendo credenti davvero, si può essere anche credibili.
Ma, affinché lo smarrimento del gregge non si aggravi ulteriormente, sembrano necessari sia la disponibilità ad accettare e vivere positivamente mutamenti profondi di modalità e di strutture pastorali, sia il superamento di scompensi e ambiguità sul piano dottrinale, che provocano sconcerto e talora fratture dolorose tanto fra i vescovi che fra i fedeli. Il travaglio odierno della Chiesa tedesca ne è prova eloquente.
Pier Giuseppe Levoni