Dalle parole ai fatti

Dalle parole ai fatti

L’appuntamento del 2022

Che sinodalità sia la parola d’ordine, l’obiettivo centrale di questo pontificato, è emerso chiaramente subito dall’Evangelii Gaudium,  l’esortazione apostolica  programmatica di papa Francesco del novembre 2013. In questi sei anni a più riprese, nei vari documenti e interventi magisteriali, è stato ribadito  che il camminare insieme deve essere la via maestra per la conversione missionaria e pastorale della Chiesa, affinché sappia annunciare la gioia del Vangelo al mondo contemporaneo.

Su questa linea si è collocata esplicitamente anche la Lettera di quest’anno di mons. Castellucci, avviando un percorso in cui almeno lo stile innova sensibilmente rispetto al passato. E’ chiaro però che siamo ai primi timidi passi rispetto alla riforma radicale indicata da Bergoglio, che esige ben di più di un approccio pastorale semplicemente comunionale. 

Lo rivela con chiarezza il testo dello scorso 7 marzo, con il quale il Papa  ha deciso di dedicare il prossimo Sinodo dei vescovi del 2022 proprio al tema “Chiesa e sinodalità: comunione, partecipazione e missione”, sulla base anche delle riflessioni proposte in materia dalla Commissione Teologica Internazionale nel 2018.

Ha commentato in proposito il  segretario generale del Sinodo, cardinale Baldisseri: “Vogliamo  mettere in evidenza che tutti i battezzati devono essere coinvolti e sono attori, non ci sono cioè attori e spettatori, come a teatro, ma tutti sono protagonisti”. Ovviamente esistono vari livelli di sinodalità: universale, diocesano, parrocchiale; in ciascuno si procede con l’apporto concreto di tutti.

Dal Concilio ad oggi si sono introdotti su questa strada alcuni prudenti (forse troppo!) cambiamenti, con lo svolgimento periodico dei Sinodi, la creazione di un organismo collegiale per la riforma della Curia Romana,la sollecitazione per un ruolo più incisivo delle conferenze episcopali nazionali, l’attivazione faticosa ed incerta dei Consigli Presbiterali e Pastorali in ambito diocesano e parrocchiale.

Dedicando all’argomento il Sinodo del ’22, il Papa manifesta con forza la sua intenzione di operare una svolta meditata e condivisa. La preparazione, lo svolgimento e gli esiti del Sinodo 2022 dovranno rendere possibile un profondo e rinnovato sviluppo delle relazioni intraecclesiali, nel solco della Lumen Gentium. E questo non soltanto a livello spirituale e di stile, ma anche robustamente sul piano del Diritto Canonico, per consentire e promuovere un passaggio reale dalla comunione alla corresponsabilità. 

Tornando a noi, fusione o no, è auspicabile che su questa tematica pure a livello locale si prenda coscienza, ci si confronti e si sviluppino creativamente sperimentazioni coraggiose, iniziative capaci soprattutto di guardare al futuro. Perché, ad esempio, non puntare al coinvolgimento più autoconsapevole dei laici in una conduzione comunitaria delle parrocchie, di fronte alla carenza di sacerdoti, cui non si potrà all’infinito rimediare con le discutibili strategie finora adottate? E come agevolare il reperimento delle risorse materiali ed umane senza una sempre più diffusa e completa trasparenza gestionale ad ogni livello?

Così si può rispondere fin da ora alle sollecitazioni di papa Francesco; si può collaborare a rendere, secondo Baldisseri, sempre “meno statica, meno astorica, e più missionaria la Chiesa”.

Pier Giuseppe Levoni