Stavolta sembrava quella buona. Stavolta sembrava che la coalizione di centrodestra fosse competitiva, avesse chances, che fino a ora non aveva mai avuto, per contendere la poltrona di sindaco al centrosinistra. Stavolta pareva che, il dominio che dura dal 1946!, nelle diverse formule che si sono succedute, potesse essere messo in discussione e invece… si sa come sono andate le cose: il candidato della Sinistra Righi eletto con il 58.58%, l’avversaria Arletti sconfitta con il 32,22%. Game, set and match! Non c’è stata partita. Eppure se si guarda ai voti delle elezioni del 2019 che avevano costretto il sindaco di allora al ballottaggio con il 48,01% dei voti al primo turno, tutto sembrava concorrere a un risultato ben diverso, molto più favorevole al centrodestra. Nel 2019 siamo sull’onda del successo dei grillini e del governo con la Lega, non sembrava proprio cosa, ma nel 2024 rifulge la stella di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia, hanno il vento in poppa. A ogni appuntamento elettorale in questi ultimi due anni la Destra ha prevalso con l’unica eccezione della Sardegna… Insomma i pianeti sembravano finalmente allineati per determinare la Grande Svolta che invece… Ad aggravare il risultato dell’Arletti il fatto che al di là delle percentuali, nel confronto con la Boccaletti del 2019, abbia perso più di 3000 voti: 2019 Boccaletti, al primo turno, 10.134 voti, nel 2024 Arletti 6836. Tutto si spiega con l’affluenza, nel 2019 il 70,44%, nel 2024 il 61,48. Lì, nella crescita di chi non ha votato, ci stanno quelli che non digerendo il centrosinistra, non hanno trovato nel centrodestra un’alternativa accettabile. A noi sembra che, al di là dei sicuri meriti di Righi e della sua coalizione, la dirigenza politica di centrodestra debba guardarsi allo specchio per cercare di capire e noi qui vogliamo darle un aiutino. La sconfitta è stata bruciante proprio perché ha contraddetto la tendenza mostrata cinque anni prima. Dimensioni come quelle della vittoria di Righi non si vedevano da anni in città. La nostra convinzione è che la Destra nella possibile vittoria non c’abbia nemmeno creduto, o almeno questa è l’impressione che ricaviamo da una campagna elettorale a dir poco opaca e fiacca senza veri spunti che sapessero interessare un elettorato voglioso di voltar pagina. La Sinistra con Righi ha mostrato molta più vivacità e brillantezza degli avversari. La ragione di fondo è che a destra ci si accontenta di consensi inerziali che sono quelli che di default arrivano da elettori che per Roma, per Bruxelles o per Carpi votano da quella parte che sia stata la Lega nel 2018 o Fratelli d’Italia oggi. Non si è visto uno straccio di progetto per la città che individuasse soluzioni per le aspettative e i bisogni dei carpigiani. A dominare il solito tema della sicurezza, buono per tutte le latitudini amministrative e decisamente sopravvalutato, almeno a stare agli esiti elettorali. Inerziale è parsa anche la scelta della candidata sindaco che se avesse voluto essere realmente competitiva andava presentata con una tempistica più lunga e meno “obbligata” alla competition. E dire che non sarebbero mancati i motivi di polemica. Per citarne uno, agli onori delle cronache, la questione di Aimag che si è rivelata un ginepraio, su cui sarà utile ritornare per dedicargli altri spazi. Come riflesso condizionato anche su questa questione la proposta politica a destra è dominata dallo schema “se il sindaco dice Nero noi diciamo Bianco”. Niente di attentamente elaborato, frutto di analisi e pazientemente costruito. A discapito di concrete possibilità di successo. L’impressione che si sia usata la contingenza elettorale per prepararsi a capitalizzare politicamente su altri palcoscenici elettorali. Non ci possiamo esimere dal fare una considerazione sulla vessata questione del professionismo politico. Tutti i partiti e schieramenti hanno persone che dalla politica si attendono la soluzione a propri problemi occupazionali e che vivono l’impegno civico guidati più da interesse che da passione. Questa modalità sembrava essere incistata più fortemente nel centro sinistra. Le cose appaiono molto diverse. Una realtà politica quella di destra poco connessa, salvo rare eccezioni, con la vivace ricchezza della società carpigiana, chiusa nei luoghi canonici della politica. Il centrosinistra ha dimostrato in questa circostanza una brillantezza che gli elettori hanno premiato. A conferma di ciò il fatto che i dibattiti più interessanti sul destino di Carpi siano stati quelli, di livello a nostro giudizio assai alto, delle primarie fra Righi e Taurasi. Chi aveva voglia di discutere del futuro ha trovato nel confronto fra i due candidati stimoli assai interessanti. Parecchi sbadigli ha invece procurato la campagna elettorale vera e propria: ancor prima che i candidati aprissero bocca avevi la sensazione del già sentito e risaputo. L’affollarsi di liste e aspiranti consiglieri a sostegno di Righi ha reso evidente in modo plateale che lì si sarebbe deciso cosa Carpi sarà nei prossimi anni. E il voto ha detto che non si erano sbagliati.
Mario Lugli