Con chi e con cosa stare

Con chi e con cosa stare

Ma la democrazia è meglio

“La tragedia inumana di quanto accade in Ucraina riconduce alla memoria le tragedie  e le devastazioni avvenute nella seconda guerra mondiale e ci richiamano a un rinnovato impegno contro le dittature. Da tutto questo nasce il sostegno all’Ucraina”. Queste le parole pronunciate dal presidente Mattarella ai primi di maggio in occasione della visita a Montecassino, visita in ricordo del distruttivo bombardamento che il monastero subì durante la seconda guerra mondiale. Noi a cui piace la sintesi, non troveremmo nulla da aggiungere: in queste parole c’è già tutto. La difesa dei principi democratici e di libertà che, una dittatura feroce e guidata solo da una logica di potenza come quella russa, ignora e liquida come debolezze di un Occidente immorale e debosciato, sono motivazione più che sufficiente per giustificare la resistenza degli ucraini. A rifiutare l’ipotesi della resa, infatti, sono stati gli ucraini stessi che dopo l’avvio dell’invasione del 24 febbraio 2022 hanno deciso non di arrendersi ma di resistere. Questa loro scelta ha determinato la nostra scelta, con noi intendendo tutti i paesi che riconoscono i valori di libertà e democrazia come qualcosa di irrinunciabile, valori si cui fondare la convivenza comune. La democrazia, così come la viviamo noi oggi, è una conquista relativamente recente ma non per questo meno rilevante. Uno sguardo panoramico agli ultimi 200 anni ci conferma che da un punto di vista politico sociale, la democrazia, il regime che affida a tutti i cittadini in egual misura le scelte su chi deve governare e che politiche deve attuare, ha dato risultati che si possono definire straordinari. Laddove infatti libertà e democrazia sono divenute i fondamenti della vita associata, la qualità del benessere materiale e della cultura diffusa sono cresciuti come mai nella storia a differenza dell’arretratezza in cui vivono gli stati guidati da dittatori. Come ben hanno evidenziato le parole di Mattarella, potevamo sperare che dopo le tragedie della seconda guerra mondiale, questi valori fossero universalmente acquisiti, troppo evidente era stato infatti l’orrore provocato dall’averli sacrificati a una logica di potenza dalle deliranti dittature europee della prima metà del Novecento. Si sperava che anche la Russia, dopo il collasso dell’Urss, si avviasse verso una definitiva accettazione dei principi liberali e democratici. Tutto questo Putin lo ha impedito e, con uno sguardo imperialistico rivolto all’indietro, al passato sovietico, vuole costringere gli ucraini a sottomettersi al potere di Mosca. Putin e non i russi, vogliamo sperare, o almeno non quei tantissimi russi che in questi ultimi anni hanno visitato, come mai nella storia, e apprezzato quell’Occidente che il loro leader avversa. Non è questa infatti una guerra contro la Russia e i russi, ma contro un potere pervertito alle logiche di potenza.

  Come si è detto, a decidere da che parte stare ci hanno indotto gli ucraini stessi con la loro volontà di non piegarsi a un regime liberticida che, nefandezza fra le altre, ha rapito e portato nel proprio paese centinaia di migliaia di bambini ucraini. Il realismo politico ha guidato le leadership occidentali ad assecondare le richieste di armamenti ma ad evitare uno scontro diretto che porterebbe ad una escalation ancora peggiore del conflitto attuale. La richiesta di aiuti militari non poteva essere elusa o respinta. I sentimenti di pace che attraversano molta opinione pubblica occidentale, e noi far questi, sono motivati dal numero esorbitante di morti che lo contro sta provocando. La fine del conflitto non verrà mai troppo presto, fermo restando il diritto che dobbiamo riconoscere all’Ucraina della ricerca di una pace giusta che ne garantisca libertà e autodeterminazione. Quel che in conclusione ci preme sottolineare è che non finiremo mai di ammirare la forza con cui i soldati ucraini stanno lottando per valori che sono i medesimi che guidarono fra 1943 e 1945 i partigiani italiani contro gli invasori. Questa ammirazione si estende ai georgiani che, con le manifestazioni di questi giorni, ricordano a noi europei distratti, l’enorme importanza dei passi in avanti che dal 1945 a oggi ha condotto un territorio, l’Europa, che nei secoli era stato infestato da guerre continue, ai livelli di libertà, benessere e uguaglianza. Valori questi che motivano centinaia di migliaia di disperati, dall’Africa e dall’Asia a correre rischi immensi pur di arrivare in un mondo, il nostro, che apprezzano molto di più di quello che facciamo noi.

Mario Lugli