Come cambia la scuola a Carpi

Ragazzi a scuola

Negli ultimi anni le scuole Medie di Carpi (oggi Secondarie di I grado) hanno dato vita a consultazioni rivolte ai genitori e a riflessioni all’interno degli organi collegiali, a partire dai Consigli di Istituto, prendendo in considerazione l’idea di modificare la struttura dell’orario didattico settimanale.

Come è noto l’orario settimanale da tempo è distribuito in 6 giorni alla settimana, per 5 ore al giorno, per un totale pertanto di 30 ore.

La tendenza a ridiscutere tale impostazione oraria non riguarda solo Carpi: anche Campogalliano ha già preso in esame tale opportunità, mentre a Modena tale orario è già in funzione al S.Cuore con 1 rientro pomeridiano e alla Media S.Carlo.

Le altre scuole Medie e il Comune di Modena stanno esaminando per il prossimo anno scolastico 2 opzioni: orario su 5 giorni (con 2 pause di 10 e 5 minuti per mattinata, oppure 5 mattine di 5 ore con 2 rientri settimanali dalle 14 alle 16.30).

Naturalmente ognuna delle 2 scelte comporta modifiche rispetto all’organizzazione attuale e qualche inconveniente. Se un orario solo antimeridiano sembra comprimere troppo la didattica, i rientri pomeridiani implicano problemi di trasporto e qualche disagio in più per le famiglie e in qualche caso richiedono la necessità della mensa.

Ci pare tuttavia che dal dibattito tra scuole, genitori e comuni circa tale riorganizzazione oraria, siano assenti le motivazioni che dovrebbero essere invece in primo piano. Ci riferiamo alle motivazioni pedagogiche, psicopedagogiche e didattiche connesse con tali scelte.

I tempi di attenzione degli studenti nella fascia di età considerata sono di 20-30 minuti, come certificano gli esperti, con evidenti accumuli di distraibilità nella quinta e sesta ora.

Inoltre i processi di sistemazione delle conoscenze necessitano di pause e sedimentazioni atte a favorire apprendimenti significativi che possano strutturarsi nella memoria a lungo termine.

Senza contare che se i tempi antimeridiani sono compressi per il succedersi delle lezioni, c’è il rischio che il carico pomeridiano dei compiti a casa aumenti.

Non va nemmeno dimenticata la complessità delle classi che vedono la presenza di alunni disabili, con Dsa, Bes e un numero crescente di alunni stranieri. Tutto ciò prevede per la scuola interventi personalizzati, che aiutano i processi di inclusione, ma richiedono tempi più distesi.

E’ evidente che la scuola è calata in una società che è in continuo cambiamento e pertanto essa deve fare i conti anche con tale realtà, tuttavia non si deve mai dimenticare il richiamo al principio per cui la scuola dovrebbe essere a misura degli studenti e del loro apprendimento.

R.G.