Riusciranno stavolta?
Fra le “buone pratiche” che TV2000 ha documentato, in occasione della recente Settimana Sociale dei Cattolici a Trieste, abbiamo visto anche un’esperienza partorita nella nostra diocesi. Si tratta dell’Associazione “Comunità Energetica Rinnovabile di San Possidonio”, costituitasi nello scorso dicembre. Tra i 19 soci fondatori hanno firmato anche il sindaco e il parroco, avendo il vescovo Erio autorizzato la parrocchia a far parte della comunità energetica medesima.
Si tratta di un soggetto sociale che si propone, sulla base della vigente normativa, di incrementare il consumo a km zero di energia autoprodotta da fonti rinnovabili, riducendo l’utilizzo dell’energia della rete, risparmiando quindi risorse e contribuendo al rispetto dell’ambiente. Durante la trasmissione è stato intervistato da remoto don Carlo Bellini, vicario per l’Area della Pastorale, Evangelizzazione e Catechesi, il quale ha sottolineato il significato del coinvolgimento della comunità ecclesiale di San Possidonio nell’iniziativa, in linea con l’insegnamento di papa Francesco sulla tutela del Creato, e a riprova del rapporto positivo della parrocchia con il territorio.
A Trieste tante “buone pratiche” messe in campo localmente dal mondo cattolico sono state presentate ai delegati come riprova di una concreta “presenza” nella realtà del nostro Paese. Ma se la partecipazione costituiva, assieme alla democrazia, il tema cardine del convegno, i discorsi importanti, pronunciati in quella sede dal presidente Mattarella e dal Papa, facevano volare l’attenzione dei partecipanti e dei mass media ben al di là delle pur lodevoli “buone pratiche” particolari.
Infatti il tema della Settimana, “Al cuore della democrazia”, poneva alla riflessione l’evidente stato di crisi dei regimi democratici, segnalato drammaticamente dal crescente astensionismo in tutte le tornate elettorali. Una crisi che va curata certo con la partecipazione diffusa, in primis dei cattolici, alla costruzione del bene comune, attraverso il volontariato e l’azione sociale in tutti i suoi aspetti.
Ma è il terreno squisitamente politico che attende l’uscita da una irrilevanza lamentata ormai fino alla noia, senza che si sia riusciti a porvi rimedio. Quanti articoli e saggi, quanti convegni e incontri delle mille sigle della diaspora cattolica, fin qui senza progressi significativi. Certo ci sono tanti consiglieri comunali, sindaci, assessori regionali, parlamentari a Roma e a Bruxelles di formazione cattolica, ma la logica dell’appartenenza a questo o quel partito finisce per appannarne la voce.
A Trieste è spuntata una novità che può aprire qualche speranza: alcune decine di amministratori locali si sono incontrati e confrontati, decidendo di continuare il dialogo in periodiche occasioni, in vista di un possibile coordinamento nazionale. Vedremo se l’iniziativa produrrà frutti concreti, anche se l’esperienza travagliata degli ultimi trent’anni può indurre qualche dubbio.
A livello diocesano va salutato con favore l’impegno di Notizie per far conoscere ragioni e propositi di alcuni giovani neo-eletti nei Consigli Comunali della nostra zona. Ma occorrerà ben altro per sostenere l’impegno dei cattolici impegnati nelle istituzioni, a partire dalla promozione di periodici incontri per arricchirne la formazione, sostenerne l’aggiornamento, e favorire il dialogo affinché il loro apporto peculiare emerga, almeno su talune tematiche, nonostante la militanza in forze e schieramenti diversi.
Resta la domanda di fondo: la Chiesa italiano di oggi, attraversata da gravi difficoltà, a partire dal calo della pratica religiosa e del clero, come dal perdurante atteggiamento autoreferenziale di associazioni e movimenti, avrà la forza di svolgere un ruolo efficace per una preparazione solida del laicato all’impegno politico, che dia nerbo e concretezza ad appelli che rischiano altrimenti una penosa sterilità?
Pier Giuseppe Levoni