Carpi e la sfida del contemporaneo

Carpi e la sfida del contemporaneo

Lo spunto questa volta ce lo offre un apprezzabile e puntuale intervento del direttore di Voce nella rubrica Metacarpi. Osserva Magnanini come sia apprezzabile che l’amministrazione comunale si stia muovendo con vivacità e fantasia nella programmazione di eventi espositivi collocati nella prestigiosa sede di Palazzo dei Pio ma aggiunge che questa fantasia andrebbe più coraggiosamente esercitata nell’immaginare qualcosa che non sia legato solo al patrimonio storico ma che accetti le sfide del contemporaneo. L’idea credo sia quella di guardare al vivacissimo mondo delle arti figurative di questi anni.

  Condivido in pieno quest’approccio. Chi abbia un po’ di curiosità, orientata non solo ai valori artistici dei secoli passati, ha potuto, frequentando alcuni dei luoghi deputati all’arte contemporanea, verificare come questa abbia la capacità di “leggere” il mondo presente in modi che arricchiscono e interrogano come poche altre forme d’arte riescono a fare.

  Ci permettiamo qualche approfondimento. La città ha un suo luogo magico, architettonicamente incantevole in quel gioiello rinascimentale che è il cortile del castello. In un luogo come quello interventi di artisti contemporanei nella forma di opere site specific, opere cioè pensate apposta per quel tipo di collocazione e intese a valorizzarne le forme e gli spazi sarebbero ideali. Ovviamente la collocazione sarebbe temporanea. Si potrebbe individuare ogni anno, per un periodo preciso, con una scelta che può avvenire in vari modi, un artista a cui lanciare la sfida di pensare propria arte in quel luogo e solo per quello. Fra gli effetti collaterali apprezzabili quello di contribuire ad affollare un luogo che troppo spesso brilla per solitudine e bellezza.

  Un intuizione di questo tipo sembra sia quella che ha avuto la curia di Carpi quando ha immaginato di utilizzare la Chiesa di S.Ignazio come sede espositiva per artisti contemporanei. Eccellente idea, in linea con quello che cerchiamo di affermare qui. La chiesa di s.Ignazio, non più utilizzata per momenti liturgici e caratterizzata da una straordinaria luminosità naturale, ha una naturale vocazione per le esposizioni.

Non siamo a tal punto ingenui da non sapere che uno degli ultimi interventi ha suscitato, eufemisticamente, qualche perplessità. Lontano da noi voler riavviare una polemica. Ma l’intuizione di fondo è pienamente condivisibile. Da millenni la Chiesa cattolica ha intuito l’enorme potere delle immagini come strumento di stimolo e approfondimento della spiritualità dei fedeli. Siamo gli ultimi di una lunga serie ad affermare che ai contemporanei seicenteschi, i quadri di Caravaggio apparivano un insulto che rasentava la blasfemia. Sappiamo bene come le cose sono andate a finire. Oggi lo spettacolo a volte stordente, è la calca nelle chiese romane per vedere i suoi quadri.

 Speriamo sinceramente che la coraggiosa scelta che la chiesa carpigiana aveva fatto, non si interrompa, riconsegnando alla città quel luogo che adesso è spesso solo un triste portone chiuso.

   Sappiamo anche, per esperienza personale, come il contemporaneo sia per alcuni a volte urtante e divisivo. Ma gli organismi vivi e che tali vogliono continuare a essere non possono solo cullarsi nel tepore della memoria ma devono accettare la sfida di come l’espressività di oggi interpreta il loro e il nostro tempo.

 E la città di Carpi, siamo certi, sia nella sua componente amministrativa che nella vivacissima realtà ecclesiale,  ha voglia di guardare al futuro senza vivere sempre con lo sguardo girato all’indietro.

Mario Lugli