Carpi Cattolica 2042

Carpi Cattolica 2042

Come immagino la diocesi di Carpi nel 2042? Parlarne può sembrare una presunzione insensata. Sicuramente è un rischio, ma forse non del tutto inutile per l’itinerario sinodale che la chiesa sta percorrendo in questo tempo.

Carpi storicamente è una diocesi che si è formata gradualmente in modo casuale dal medioevo per motivi politici. Partì dal nucleo della Pieve di Santa Maria, una delle quattro della Bassa Modenese, un’area originariamente delimitata dal corso antico del Secchia e afferente alla diocesi di Reggio Emilia. 

Ora ha 38 parrocchie. Come personale religioso può contare  su un vescovo, su 61 preti (47 “secolari” e 14 religiosi), 16 diaconi, 11 monache, 40 suore, una donna dell’ ordo virginum, alcune donne consacrate a Dio nelle loro abitazioni. I fedeli laici vanno calcolati sui circa 130.000 abitanti del territorio; di questi poco meno del 15% sono immigrati.

Che cosa potrà succedere intorno al 2042? 

La popolazione diminuirà. Secondo il recente studio di M. B. Cattini  (Università Milano Bicocca), nel 2041 Carpi passerà dagli attuali 72.000 residenti a 65.000, in  maggioranza anziani.

Non ci sarà un vescovo a Carpi e di conseguenza la curia, ossia gli uffici centrali della diocesi, che confluiranno a Modena. Lì uffici, consigli, commissioni, consulte, laboratori potrebbero avvantaggiarsi da soppressioni, fusioni e snellimenti.

Le attività pastorali ordinarie si svolgeranno in cinque parrocchie, di cui quattro a Carpi e una a Mirandola. A Carpi nord ci sarà la parrocchia di san Giuseppe, comprendente anche i comuni di Novi e Rolo. A Carpi est la parrocchia di Cibeno, San Bernardino Realino, S. Marino, Cortile,S. Martino Secchia. A sud parrocchia di Quartirolo, Corpus Domini, Limidi, Gargallo, Santa Croce, Panzano. A ovest San Francesco, S. Nicolò, Migliarina, Budrione, Fossoli. La parrocchia di Mirandola comprenderà i comuni di Mirandola, S. Possidonio e Concordia. La cattedrale i Carpi non sarà parrocchia, ma chiesa cittadina. Le cinque parrocchie saranno al centro delle attività pastorali di un territorio. di circa 500 Kmq. Avranno confini molto porosi. Oltre le cinque nominate non ci saranno altre parrocchie, ma delle semplici comunità, con attività più o meno sviluppate, sotto la guida delle cinque vere parrocchie. Le comunità, se vitali, avranno un referente locale diacono o una famiglia o un altro ministro, che potrebbe richiamare il “corepiscopo” del IV secolo. Altre persone part-time o pensionati potranno dare una mano Le parrocchie, che abbiamo detto, assomiglieranno un po’ alle pievi altomedievali, le quali avevano una corona di chiese nel territorio vicino. Le parrocchie avranno a capo un prete a tempo e stipendio pieno; altri preti daranno una mano. I preti saranno presenti nelle cinque parrocchie preferibilmente in forma comunitaria, soprattutto se saranno celibi. 

Le attività di amministrazione, di manutenzione, di raccolta fondi, di organizzazione tecnica saranno gestite da unità tecniche di laici cristiani retribuiti.

I preti afferenti alla diocesi ora sono 61. Di essi 43 dipendono direttamente dal vescovo, ma non tutti sono operativi localmente. I preti religiosi sono 14 e pertanto dipendono pure dai rispettivi superiori. Quattro preti diocesani sono “fidei donum” e risiedono fuori diocesi. Diversi preti diocesani hanno problemi per l’età. Quelli sotto i 75 anni che saranno in servizio nel 2042 saranno: Vecchi Roberto, Zuarri Andrea, Dotti Massimo, Dotti Antonio, Baraldi Luca, Paltrinieri Riccardo, Pancera Mauro, Voli Emidio, Munyaruyenzi J.M.Vianneey, Sessayya Alex, Bitangalo Basile, Nguelassi Severin, Gieugue Arnaud, più qualche “fidei donum”, che potrà essere disponibile. Inoltre si possono attendere due o tre preti italiani nuovi venuti nel frattempo dal territorio. Sembra un numero sufficiente per il servizio propriamente pastorale nel 2042, soprattutto se ci fosse una maggiore attività da parte dei cristiani laici. Il solo diacono Daniele Pavarotti nel 2042 avrà meno di 75 anni.

I religiosi (ora 14) e le religiose (ora 51) dipendono anzitutto dalle loro congregazioni e si proiettano in un quadro nazionale e internazionale. Tutte le suore, che avevano aperto case da noi dopo il terremoto, sono partite. Il numero attuale delle religiose e dei religiosi diminuirà sensibilmente così come le loro case. Già qualcuna è prossima alla chiusura.

Le attività delle parrocchie continueranno con numeri ridotti sia nel personale religioso che nei laici. Ragazzi e giovani avranno ancora una vita associativa, sebbene più limitata. Forse si svilupperanno attenzioni pastorali nuove alle famiglie e agli anziani. Ci sarà meno catechismo e forse più bibbia, insieme con percorsi di “seconda evangelizzazione”. Si tratterà in pratica di far conoscere e apprezzare ad adulti battezzati e non battezzati la sostanza viva di un cristianesimo che era stato conosciuto da bambini o comunque conosciuto piuttosto lontanamente; al centro di questo ci sarà più attenzione alla figura umana e divina di Gesù. Il sacramento della confessione si spegnerà del tutto o quasi, sostituito da itinerari spirituali o accompagnamenti spirituali personali. Non ci saranno più processioni, ma fiaccolate e festival religiosi. Continueranno invece il rosario e i pellegrinaggi. Ci sarà un’orchestrazione più comunitaria di battesimi, cresime, prime Comunioni, matrimoni. Ci sarà invece una contrazione dei funerali religiosi, data la tendenza a restringere lo spazio pubblico concesso alla morte. Forse questa stessa parola sarà “politicamente scorretta”. Già ora si preferisce decesso o scomparsa. 

La chiesa ha spesso anticipato la società per la cura delle persone disagiate. Questa volta potrebbe guardare ai malati di mente.

Il panorama fisico della presenza della chiesa subirà un importante restringimento per vendite e affitti di immobili. Il complesso del Corso di Carpi, che non ha trovato un filo conduttore forte dopo don Vincenzo Benatti, sarà probabilmente smembrato. Il palazzo vescovile sarà venduto e forse anche il seminario. Anche vari locali parrocchiali non utilizzati passeranno di mano. Ci saranno invece nuovi luoghi religiosi non cattolici: pentecostali, islamici, ortodossi.

Diminuiranno i numeri. Migliorerà la vita spirituale? Il sinodo ci dovrebbe portare in questa direzione.

Carlo Truzzi