Carpi, 10.000 volte Carpi

Carpi, 10.000 volte Carpi

Carpigiani e stranieri: come siamo cambiati

I numeri ci dicono che in città vivono 10.351 stranieri, dati di inizio 2023. Dal Pakistan, la comunità più rappresentata, sono 2.345, dalla Cina, seconda per numeri, 1.198. Dall’Africa nel suo insieme, in rappresentanza di 29 paesi!, 2.321. Stranieri vuol dire extraeuropei ed europei. Fra questi ultimi la nazionalità più numerosa è quella rumena, con 1.356 persone, seconda la Moldavia con 639 e poi 533 albanesi. A fine 2022 risultavano 72.013 i residenti in città. Per avere un riferimento storico, nel 2003, anno in cui la popolazione carpigiana assommava all’incirca a 64.000 abitanti, gli stranieri erano intorno ai 3.700. Per non farci mancare le percentuali, sempre utili in questi casi, allo stato attuale gli stranieri sono il 14,37% della popolazione cittadina, quando nel 2003 erano 5,7%. Insomma, si è capito dove vogliamo andare a parare: a Carpi ci sta il mondo! Proviamo a compararla con la Carpi degli anni Settanta, quella della mia giovinezza, la Carpi-da-bere, economicamente frizzantissima e spumeggiante. Era proprio un altro mondo, vitalissimo ma molto più circoscritto, aperta al mondo con le maglie che esportava ovunque, ma molto orgogliosa e gelosa della propria “carpigianità”, un tempo in cui sotto-sotto dell’accusa di provincialismo ci si sarebbe volentieri fatto un vanto. Ciò premesso, qui si vorrebbe provare a fare una riflessione il più possibile pacata senza nascondere che chi scrive sta dalla parte di coloro che non solo ritengono il fenomeno ineluttabile ma anche un arricchimento per la nostra città; così … tanto per giocare a carte scoperte, senza nascondere le difficoltà che i recenti episodi di sangue hanno evidenziato.

La riflessione di cui si diceva viene resa tanto più urgente quanto più, con l’avvicinarsi delle elezioni comunali, tutti noi siamo chiamati a pensare o ripensare la nostra città per tradurre quel pensiero in una scelta politica che avrà conseguenze sui suoi destini futuri. Ma dell’importanza di questo fattore non riusciamo a cogliere nel dibattito che si è avviato nessuna traccia se non quelle flebili legate a tristissimi fatti di sangue appunto. Fatti che sicuramente qualcosa del fenomeno migratorio ci dicono, ma che non possono essere certamente la sola lente attraverso cui guardarlo. Gli attori principali, il mondo politico, quello dei media e, importantissimo, la scuola&volontariato, si muovono in modo ognuno diverso.

Dal mondo della politica che, non solo a Carpi, sembra guidato esclusivamente dalla contingenza e da ciò che fa notizia oggi, forse domani, ma che già il dopodomani trascura perché lo ritiene lontano dai propri orizzonti e interessi elettorali, non abbiamo ascoltato considerazioni di respiro, uno sguardo più lungo che sappia tradurre questa relazione che Carpi ha, attraverso i suoi stranieri, questo impagabile affaccio sul mondo, in un progetto di valorizzazione che alla fine trasformi quello che abbiamo chiamato un fatto ineluttabile in una opportunità. Esiste una Consulta per l’integrazione dei cittadini stranieri con sede presso la Casa del Volontariato. Questa ha l’obbligo di rendicontare annualmente della sua attività ma, che risulti a noi, mai questa occasione si è tradotta in qualcosa di più di una stanca routine.

Spiace dirlo ma anche il mondo dei media carpigiani, così ricco e variegato, sembra occuparsi del fenomeno stranieri-a-carpi episodicamente, senza attribuirgli la rilevanza e il peso che in realtà ha. Sappiamo della difficoltà che si ha a interagire con le comunità straniere, l’orgogliosa riservatezza che mantengono. Possibile però che in questi anni non si sia riusciti, almeno a memoria nostra, a individuare figure fra gli appartenenti alla comunità pakistana, a quella cinese o africana che con interviste o profili, una rubrica periodica ci abbiano aiutato a sfondare il muro di, spesso reciproca, indifferenza che caratterizza il rapporto fra la Carpi emiliana e quella cosmopolita? Parti di città che convivono, si sfiorano ma da quel che vediamo non si parlano. I media locali hanno un straordinaria possibilità di creare quel ponte che non potrebbe altro che fare bene alla città.

Di scuola e volontariato a nostro giudizio non si può che parlare bene. Se integrazione si fa, e se ne fa, questa è quasi tutta in carico alle scuole e al volontariato che, e non credo mi faccia velo il fatto di essere stato insegnante fino poco tempo fa, svolgono con senso di responsabilità un compito a cui non sono sempre stati adeguatamente attrezzati. Anche il volontario, in gran parte di matrice cattolica, è in prima linea; qui basta citare l’azione lodevole di prima alfabetizzazione all’italiano che fa l’associazione EroStraniero. Per non dire dell’accoglienza pronta e generosa che molte parrocchie fanno verso comunità cristiane straniere.

In definitiva quello che ci chiediamo, partendo dalle considerazioni fatte cui rimaniamo in attesa di una smentita che non ci farebbe che piacere, è se non valga la pena che poteri importanti come quello politico e della comunicazione non orientino le loro attenzioni in modo più continuativo e sistematico a un fenomeno che ha cambiato e cambierà ancor di più, auspicabilmente in meglio, la nostra città.

Mario Lugli