Attivare forme di presenza

Virata di bordo della CEI

Virata di bordo della Cei?

Nel mio ultimo articolo  sul nostro blog commentavo un  passaggio “importante, ed in certo senso inatteso,” del cardinale Zuppi alla recente Assemblea Generale della Cei, nel quale si rimarcava la necessità per la Chiesa italiana di non trascurare nella pastorale la dimensione culturale, in un tempo di evidente caduta di  “saldi riferimenti” e di “drammatica vertigine della soggettività”.

Ben venga, scrivevo, un ripensamento, dopo l’improvvido abbandono del Progetto Culturale posto in atto dalla Cei  sulla scorta delle indicazioni del Convegno Ecclesiale di Palermo (1995). Purché non si tratti, mi son detto, di una voce isolata, di un’esortazione destinata a non lasciare il segno, date le poche righe dedicate al tema  in un’oceanica Relazione, che spaziava dall’alluvione in Romagna alla lotta alla mafia, dagli abusi nella Chiesa all’accorpamento delle diocesi, dalla pace nel mondo all’assistenza agli anziani, ecc. per due intere fitte pagine di Avvenire.

Perplessità forse ingiustificata, la mia. Infatti apprendo ora che, negli stessi giorni,  il nostro don Erio, nell’introdurre a Roma il lavoro dei Gruppi Sinodali, si chiedeva: “Circa la cultura. Sapremo rilanciare un progetto culturale (corsivo mio) con uno stile e un linguaggio nuovi, che facciano “parlare” le tantissime esperienze buone – così come è stato lo stile del Convegno Nazionale di Firenze e della Settimana Sociale di Taranto – e che le rendano non semplicemente interventi di “pronto soccorso” o testimonianze edificanti,, ma che, opportunamente pensate  ed elaborate, le rendano culturalmente (idem) significative?”

Rincara la dose pure il teologo Pino Lorizio, molto accreditato nelle alte sfere e più volte ascoltato in dotte relazioni a Carpi. In un lungo articolo su  Avvenire dell’11 giugno lamenta che finora “non ci siamo resi conto con adeguata riflessione dello sconvolgimento che il Papa intendeva mettere in atto a partire dalla Evangelii Gaudium 115: La grazia suppone la cultura, e il dono di Dio si incarna in chi lo riceve.”  In altri termini, la dimensione culturale si innesta profondamente nella natura umana e la determina in quanto tale, non essendo fatti “per viver come bruti”.

Di fronte all’attuale “esculturazione della fede”, i cristiani, incalza Lorizio, devono avvertire la necessità di “abitare il pluralismo culturale”, identificando la cultura come “l’insieme delle attività umane (arte, letteratura,scienza, filosofia…), in cui si manifesta, e di cui si nutre la mentalità di persone e di gruppi, e che per questo ne attira l’attenzione”. Due i compiti: leggere/interpretare la forma mentis dei nostri contemporanei, e “attivare forme di presenza, onde mostrare la capacità del Vangelo di accogliere quanto di buono, di vero e di bello viene proposto, e al tempo stesso allontanare quanto di disumano viene divulgato, mascherato da presunta libertà di pensiero”.

Dunque riflettere e non subire passivamente il “pensiero unico”  che domina l’odierno contesto sociale, e proporsi  con iniziative concrete nel dialogo pubblico. Sul piano locale nostro come dar testa e corpo a questo impegno? Possiamo imitare, suggerisce Lorizio, quanto ha fatto papa Francesco per la sua diocesi di Roma: ha istituito un apposito ufficio cultura, distinto da altre istanze (pastorale universitaria, scolastica o della comunicazione…), come vero e proprio “nuovo” servizio inserito nella logica della Chiesa ospitale e in uscita. Siamo nell’ottica, conclude il teologo, di quella che Antonio Rosmini chiamava due secoli fa “carità intellettuale”.

Nella Chiesa italiana ritorna finalmente una rinnovata attenzione alla questione culturale nella pastorale?  Se così è, ce ne rallegriamo noi di Scintilla, che più volte abbiamo insistito su questa esigenza, da affrontare pure al nostro livello interdiocesano. Si tratta anche qui di fare uno scatto in avanti, qualificando sempre più quanto generosamente già si fa in questo ambito, riempiendo i vuoti evidenti, superando la logica non sempre feconda del procedere in ordine sparso, mobilitando saggiamente in modo organico tutte le competenze intellettuali disponibili. 

Pier Giuseppe Levoni